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da "Proposta" n° 7, Anno II - Marzo-Aprile 1987

Una propaganda, non una politica

Beppe Niccolai

L'area della destra politica italiana è ancora tutta da definire e tutta da costruire. Le "circostanze" hanno voluto fino ad oggi che al posto di un progetto per la nazione italiana, venisse privilegiata una propaganda finalizzata alla sopravvivenza elettorale. Non si tratta di scegliere Craxi al posto di De Mita, ma di aprire un dialogo con tutti sui programmi. L'obiettivo finale è la ricucitura dell'Italia scissa.

Ha ragione Domenico Mennitti ("De Mita ci ignora, il PSI ci discute", Proposta n° 6, Gennaio - Febbraio 1987), quando scrive che il problema aperto per noi, e sul quale dovrà pronunciarsi il prossimo Congresso e quello di definire l'area, entro la quale può essere protagonista la destra politica italiana.
Questa area è tutta da definire e tutta da costruire.
Perchè?
Perchè le "circostanze", esterne ed interne al MSI, hanno voluto, fino ad oggi, che al posto di una "strategia" proiettata in avanti, al posto di un progetto per la Nazione italiana a medio e a lungo termine, venisse privilegiata una propaganda finalizzata alla sopravvivenza elettorale e, di volta in volta riempita da "pezzi di bravura" che si sono chiamati, nel tempo, il generale dei servizi, l'ammiraglio della NATO, la pena di morte, il divorzio, i bassi napoletani, i bottegai e ora, ultima della serie, lo scippo della protesta fiscale.
Ne è venuto fuori un partito che affannosamente, ad ogni vigilia elettorale, deve conquistare la sua fetta di elettorato, ed e un elettorato fluttuante non radicato che può essere con te quel giorno, contro di te il giorno dopo. Un elettorato sensibilissimo alla propria sorte di categoria in quel momento colpita, ma anche attentissimo a non perdere di vista i legami con il potere per che del potere sente di avere sempre bisogno. Utilizzare il MSI come momentaneo vendicatore dei danni subiti.
Una propaganda dunque non una politica.
Ora per una Comunità storica come la nostra, alle cui spalle vi sono memorie tutt'altro che effimere, venire a svolgere questo instabile ruolo di raccoglitore di voti occasionali, è un destino quanto mai riduttivo rispetto ai "sogni", bagnati di sangue e di speranze, che ci portiamo dietro.
Se a tutto questo si aggiunge che per 40 anni, sotto il ricatto di un anticomunismo "made 1948" abbiamo subito la cattività DC, per cui, cacciati (per non fare il gioco del comunismo) nella scelta obbligata, confinati nel ruolo di portatori di voto anticomunisti, anche quando la DC tradiva (e tradisce) gli interessi della Nazione, anche quando la DC con il PCI trattava (e tratta) ciò ha comportato, da parte nostra risposte obbligate e scontate, sulle quali se era possibile una propaganda, era (ed è) impossibile costruire una politica.
Ci siamo chiusi così al mondo che cambia: impediti di aprire, sul mondo, riflessioni utili di poter influenzare i problemi, intrisi d sofferenze e di gioie, dell'Italia che, a diversità di molti politici, si alza presto la mattina e tiene in piedi il Paese.
Ed ha ragione Mennitti, anche se non lo scrive esplicitamente, che e stata questa subalternità alla DC la ragione profonda che ha impedito al MSI nella sua collegialità di capire il ruolo del PSI. Mennitti e fin troppo cauto nella sua analisi di cui devo però essergli grato perchè, più di altri, sulla mia pelle, sperimento la demonizzazione di coloro che, considerando la DC l'unico destino del MSI, mi buttano addosso l'etichetta di essere rosso.
Nessuno tema: a me piace l'aspetto sociale del fascismo, ma mi guardo bene dal demonizzare coloro che del fascismo hanno una diversa visione. Ed è per questo che apprezzo ancora di più il coraggio di Mennitti che so lontano da molte delle mie posizioni; quando, ripeto con coraggio, ci viene a dire che il MSI deve riprendere a tutto campo la sua piena libertà d'azione.
Non per scegliere Craxi al posto di De Mita, ma per aprire un dialogo con tutti sui programmi, sui grandi indirizzi, senza rinunciare con questo al ruolo di oppositori, ma cominciando ad indicare alcuni punti su cui in avvenire potremmo trovarci d'accordo: una politica di dinamismo e di dignità nazionale, una politica per la grande riforma delle Istituzioni con il Presidente della Repubblica eletto dal popolo, una politica per la partecipazione del lavoro alla gestione e agli utili delle Imprese.
Nella contesa si getta la frase definitiva il PSI è Caporetto! Ma possibile, nel 1987, si vada avanti con queste argomentazioni di 70 anni fa? Allora perchè non rimproverare a Mussolini il suo comportamento contro la guerra d Libia? «Che ci sta a fare con noi quel disfattista?» si diceva nei giorni dell'intervento.
Perchè rimproverare al PSI i suoi trascorsi disfattisti in un momento in cui riscopre sia pure timidamente i valori della nazione?
Il PLI auspica che nel PSI fiorisca il lib-lab per poter con il PSI colloquiare; il PCI desidera che nel PSI riprenda a vigoreggiare la vecchia solidarietà di classe per poter con il PSI dialogare; perchè noi dovremmo scandalizzarci se il PSI viene a sentire i valori della Patria? Quale dialogo, quale confronto, e di che tipo instaurare con il PSI? Forse quello sulle poltrone?
E questa la nostra politica del confronto?
Vogliamo rimproverare qualcosa al PSI?
Vi sono nell'attualità argomenti da raccogliere a piene mani. Sul piano del costume gli scandali i ladrocinii; sul piano sociale di dimenticarsi spesso di essere sociali per diventare dei liberali. Ma che c'entra Caporetto?
C'è Sigonella: Craxi ha fatto bene o ha fatto male? Rispondiamo. C'è Tokio: Craxi a puntare i piedi perchè fossimo interpellati sui problemi monetari insieme alle maggiori potenze ha fatto bene o ha fatto male? Rispondiamo. C'è Parigi: Craxi ha fatto bene o ha fatto male a dire no a comparse che umiliavano l'Italia? Da parte nostra (vedi "Il Secolo") si è ironizzato su quella presa di posizione non accorgendosi che facevamo la figura tipica del fuoruscitismo, per giunta in Patria!
È assurdo, davanti a Sigonella, Tokio, Parigi replicare con Caporetto! Si fa la figura degli sprovveduti a non accorgersi di ciò che accade Soprattutto da parte di un partito che appena qualche anno fa nel suo vertice proponeva di designare Bettino Craxi Presidente della Repubblica!
Quindi la costruzione di una politica che per tornare alla domanda iniziale posta da Mennitti (quale area privilegiare per lo spazio "destra"?) faccia perno a mio parere sull'incontro fra chi si sente portatore autentico dei valori della Nazione e le larghe masse popolari che ancora votano a sinistra.
La ricucitura dell'Italia scissa: Nazione e Popolo, perchè non ci sia più un Italia "frammentata" divisa, barricata sull'odio, quindi fattore perdente, all'interno e nel mondo.
Compito del MSI: la ricomposizione del pensiero politico e metapolitico uscito dal Secolo delle Rivoluzioni. Portare il Popolo alla Nazione e la Nazione al Popolo, perchè l'Italia ricomposta nella sfida mondiale per l'affermazione del Lavoro italiano nel mondo, sia vincente, non perdente.
Quindi, per riassumere, niente paura, niente anatemi, niente (congressuali) demonizzazioni. Cervello freddo. La direttiva: non farsi confinare in ruoli obbligati, scontati, prevedibili. Giocare a tutto campo. Fare politica, non demagogia. Contro il nemico principale che indichiamo nei nemici delle idee e negli amici dell'immobilismo.

Giuseppe Niccolai

Articolo inviato dal ricercatore Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info - e da "Proposta - IdeAzione"