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da "Proposta" n° 16, Anno IV - Maggio-Agosto 1989

 

La paura della politica

Beppe Niccolai


«Una destra esiste nei nostro Paese ed è liberale,
anche se oggi molti liberali giocano
a rimpiattino con la sinistra.
Quella che non esiste è una tradizione di sinistra nazionale ...».
(Alberto Giovannini, "Il Tempo", 3.8.52)


È uscito nei giorni scorsi il libro "Il Polo escluso", autore il prof. Piero Ignazi della Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna, edizioni il Mulino.
Il Polo escluso è il MSI. È un libro unico nel suo genere.
I dodici capitoli di cui è composto, corredati da note ricchissime di riferimenti e dati fino ad oggi sconosciuti, parlano della nascita del MSI, del suo consolidamento attraverso i primi congressi, della difesa della cittadinanza politica, della lunga marcia nelle istituzioni, della crisi dopo il mancato congresso di Genova del luglio 1960, della fase dal neofascismo alla Destra nazionale, della scissione del 1976 e susseguente radicalizzazione, dell'ascesa e caduta del "progetto", del partito della protesta, per approdare, infine, alla attuale fase della legittimazione dopo il congresso di Sorrento.
È un libro di un avversario intelligente, preparato, informato. È un libro che doveva arrivare e che ci farà pensare e soffrire.

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Abbiamo reso omaggio ai nostri quaranta anni e ne avevamo pieno diritto e il libro, nel suo rigore critico, sia pure indirettamente, a quegli anni rende omaggio, ma, per tutte le pagine ci pone costantemente davanti a quello che in quaranta anni, o non abbiamo voluto fare, o non abbiamo saputo fare: scrivere noi la nostra storia "criticamente", in modo che le "radici" si armonizzassero con le nuove coordinate politico-strategiche atte a farci navigare nei mari aperti, nuovi e perigliosi del post moderno. Una storia del nostro "isolamento", quell'isolamento che, splendido in certe sue fasi, rischia ora di trasformarsi in una paura, la paura di fare politica, la paura della politica,
Il prof. Ignazi traccia bene i compiti che ci aspettano, davanti ai quali sembriamo come paralizzati: individuare i temi, gli strumenti, i destinatari del confronto con gli altri schieramenti politici. Nel momento in cui viene meno la confortevole condizione dell'isolamento, scrive il prof. Ignazi, «Il MSI è costretto a ripensare la propria strategia complessiva, il che comporta, ancora una volta, una verifica della propria identità. Invece di elaborare una linea politica all'altezza della fase della legittimazione e di favorire una riflessione critica sul fascismo il partito rimane inerte, paralizzato dalla paura di fare politica».

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Il capitolo nove, l'ultimo della prima parte, che per gentile concessione dell'autore abbiamo pubblicato in larga parte in anteprima nello scorso numero della rivista, si chiude con queste parole:
«Il partito che il nuovo segretario riceve in eredità da Almirante è gravato da molti problemi: elevato livello di frammentazione interna e alta intensità della contrapposizione tra schieramenti, ridotta legittimazione della leadership, drastico ridimensionamento della base elettorale e della forza organizzativa e, soprattutto, mancanza di una proposta politica forte che coaguli tutto il partito e lo proietti sulla scena politica. In questa fase di transizione il MSI si trova dunque a dover attuare delle scelte cruciali; schematizzando, le tre vie possibili sono: la "continuità" -mantenimento del riferimento al fascismo, collegamento con la DC, inserimento in ogni focolaio di protesta-; la "radicalizzazione" -adozione di temi inediti quali xenofobia e razzismo, rilancio della militanza dura, forte contrapposizione al sistema-; la "modernizzazione" -valorizzazione della tradizione del fascismo "eretico" e di sinistra, gioco politico a tutto campo, ripensamento delle coordinate politico-strategiche, attenzione verso il PSI. La prima è la più plausibile e la più "tranquilla" anche in termini elettorali, la seconda può aprire anche a breve termine nuovi territori di caccia ma ricaccerebbe il partito ai margini del sistema, la terza è la più ambiziosa ma, di gran lunga, la più difficile e la più rischiosa elettoralmente».
Non sono parole confortanti. Tutt'altro. Ma sono parole che ci volevano. Perché è su queste parole che la Comunità missina gioca il suo avvenire, facendo vedere quello che vale. Insomma si tratta di un esame di coscienza ultimativo, adatto ad un partito il cui temperamento e carattere non sono mai venuti meno. La sofferenza non ci è ignota. Le vie della nostalgia e del continuismo possono, lì per lì, ubriacare, ma non costruiscono. Non ci fanno andare oltre. Non ci fanno soffrire, ci stordiscono. Fino all'insensatezza, fino al ridicolo.
Il richiamo che il libro del prof. Ignazi ci rivolge è un richiamo alla sofferenza del pensare e dell'agire. Il che significa che ciascuno di noi deve, responsabilmente, riprendere i propri "posti", quelli sostanziati da ciò in cui "dentro" effettivamente si crede. C'è questo appuntamento da soddisfare prima di riordinare le idee. Il libro del prof. Ignazi può aiutarci in questo compito: non aver paura della politica.

Giuseppe Niccolai
 

N.B.: Dino Cofrancesco ("La Nuova destra dinanzi al fascismo") scrive che, entro la destra radicale ci sono almeno sei gruppi significativi, e li indica:
1) i liberalconservatori
2) i nostalgici
3) i neofascisti
4) i tradizionalisti ghibellini
5) i tradizionalisti cattolici
6) la Nuova Destra.
Mi permetto aggiungere un settimo: i nazional popolari.
Questo lo scenario. Non aver paura di "fare politica" significa mettere ordine nello scenario perché l'ordine concettuale torni in noi stessi.
 

Giuseppe Niccolai

Articolo inviato dal ricercatore Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info - e da "Proposta - IdeAzione"