«Una destra esiste nei nostro Paese ed è liberale,
anche se oggi molti liberali
giocano
a rimpiattino con la sinistra.
Quella che non esiste è una tradizione di
sinistra nazionale ...».
(Alberto Giovannini, "Il Tempo", 3.8.52)
È uscito nei giorni scorsi il libro "Il Polo escluso", autore il prof. Piero
Ignazi della Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna, edizioni
il Mulino.
Il Polo escluso è il MSI. È un libro unico nel suo genere.
I dodici capitoli di cui è composto, corredati da note ricchissime di
riferimenti e dati fino ad oggi sconosciuti, parlano della nascita del MSI, del
suo consolidamento attraverso i primi congressi, della difesa della cittadinanza
politica, della lunga marcia nelle istituzioni, della crisi dopo il mancato
congresso di Genova del luglio 1960, della fase dal neofascismo alla Destra
nazionale, della scissione del 1976 e susseguente radicalizzazione, dell'ascesa
e caduta del "progetto", del partito della protesta, per approdare, infine, alla
attuale fase della legittimazione dopo il congresso di Sorrento.
È un libro di un avversario intelligente, preparato, informato. È un libro che
doveva arrivare e che ci farà pensare e soffrire.
* * *
Abbiamo reso omaggio ai nostri quaranta anni e ne avevamo pieno diritto e il
libro, nel suo rigore critico, sia pure indirettamente, a quegli anni rende
omaggio, ma, per tutte le pagine ci pone costantemente davanti a quello che in
quaranta anni, o non abbiamo voluto fare, o non abbiamo saputo fare: scrivere
noi la nostra storia "criticamente", in modo che le "radici" si armonizzassero
con le nuove coordinate politico-strategiche atte a farci navigare nei mari
aperti, nuovi e perigliosi del post moderno. Una storia del nostro "isolamento",
quell'isolamento che, splendido in certe sue fasi, rischia ora di trasformarsi
in una paura, la paura di fare politica, la paura della politica,
Il prof. Ignazi traccia bene i compiti che ci aspettano, davanti ai quali
sembriamo come paralizzati: individuare i temi, gli strumenti, i destinatari del
confronto con gli altri schieramenti politici. Nel momento in cui viene meno la
confortevole condizione dell'isolamento, scrive il prof. Ignazi, «Il MSI è
costretto a ripensare la propria strategia complessiva, il che comporta, ancora
una volta, una verifica della propria identità. Invece di elaborare una linea
politica all'altezza della fase della legittimazione e di favorire una
riflessione critica sul fascismo il partito rimane inerte, paralizzato dalla
paura di fare politica».
* * *
Il capitolo nove, l'ultimo della prima parte, che per gentile concessione
dell'autore abbiamo pubblicato in larga parte in anteprima nello scorso numero
della rivista, si chiude con queste parole:
«Il partito che il nuovo segretario riceve in eredità da Almirante è gravato da
molti problemi: elevato livello di frammentazione interna e alta intensità della
contrapposizione tra schieramenti, ridotta legittimazione della leadership,
drastico ridimensionamento della base elettorale e della forza organizzativa e,
soprattutto, mancanza di una proposta politica forte che coaguli tutto il
partito e lo proietti sulla scena politica. In questa fase di transizione il MSI
si trova dunque a dover attuare delle scelte cruciali; schematizzando, le tre
vie possibili sono: la "continuità" -mantenimento del riferimento al fascismo,
collegamento con la DC, inserimento in ogni focolaio di protesta-; la
"radicalizzazione" -adozione di temi inediti quali xenofobia e razzismo,
rilancio della militanza dura, forte contrapposizione al sistema-; la
"modernizzazione" -valorizzazione della tradizione del fascismo "eretico" e di
sinistra, gioco politico a tutto campo, ripensamento delle coordinate
politico-strategiche, attenzione verso il PSI. La prima è la più plausibile e la
più "tranquilla" anche in termini elettorali, la seconda può aprire anche a
breve termine nuovi territori di caccia ma ricaccerebbe il partito ai margini
del sistema, la terza è la più ambiziosa ma, di gran lunga, la più difficile e
la più rischiosa elettoralmente».
Non sono parole confortanti. Tutt'altro. Ma sono parole che ci volevano. Perché
è su queste parole che la Comunità missina gioca il suo avvenire, facendo vedere
quello che vale. Insomma si tratta di un esame di coscienza ultimativo, adatto
ad un partito il cui temperamento e carattere non sono mai venuti meno. La
sofferenza non ci è ignota. Le vie della nostalgia e del continuismo possono, lì
per lì, ubriacare, ma non costruiscono. Non ci fanno andare oltre. Non ci fanno
soffrire, ci stordiscono. Fino all'insensatezza, fino al ridicolo.
Il richiamo che il libro del prof. Ignazi ci rivolge è un richiamo alla
sofferenza del pensare e dell'agire. Il che significa che ciascuno di noi deve,
responsabilmente, riprendere i propri "posti", quelli sostanziati da ciò in cui
"dentro" effettivamente si crede. C'è questo appuntamento da soddisfare prima di
riordinare le idee. Il libro del prof. Ignazi può aiutarci in questo compito:
non aver paura della politica.
Giuseppe Niccolai
N.B.: Dino Cofrancesco ("La Nuova destra dinanzi al
fascismo") scrive che, entro la destra radicale ci sono almeno sei gruppi
significativi, e li indica:
1) i liberalconservatori
2) i nostalgici
3) i neofascisti
4) i tradizionalisti ghibellini
5) i tradizionalisti cattolici
6) la Nuova Destra.
Mi permetto aggiungere un settimo: i nazional popolari.
Questo lo scenario. Non aver paura di "fare politica" significa mettere ordine
nello scenario perché l'ordine concettuale torni in noi stessi.