Intervento scritto inviato
da Pino Rauti
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Marco Meucci,
Alberico Varoli,
Giano Accame |
Cari militanti ed amici,
Beppe Niccolai fu soprattutto per tutta la sua vita un uomo d'azione eppure chi
lo ha conosciuto bene come me, e considero questo fatto un onore, sa che egli
non dimenticò mai la grande biblioteca paterna nella quale crebbe ed ebbe la
prima formazione perché il padre, preside di liceo e provveditore agli studi,
diceva spesso che a casa sua si respirava un clima umanistico.
Vita lineare quella del giovane Niccolai che nato nel 1920 a Pisa aderì
naturalmente alle organizzazioni fasciste del suo tempo e passando dalle idee
alle azioni si arruolò volontario e combattè in Africa Settentrionale.
Gennaro Malgieri ha ricordato in altra occasione che però tale percorso, che
pare cosi ovvio sino al punto di apparire banale, in realtà fu molto più
complesso e frastagliato perché Niccolai litigò con Buffarini Guidi, abbandonò
il corso Allievi Ufficiali e lasciò la Brigata Folgore che allora si stava
formando a Tarquinia e tra i cui ranghi era corso tra i primi volontari
universitari italiani.
Poi, la trafila comune a centinaia di migliaia di italiani sconfitti in Africa.
Catturato dagli inglesi appena viene il momento di fare una scelta di fondo la
fa e finisce nel "Fascist Criminal Camp" di Hereford nel Texas.
Niccolai scruta intorno, annota e scrive un libro che tutti noi giovani allora
leggemmo con passione profonda e che fu uno dei nostri testi maestri. Fu in
quelle pagine e in quanto Niccolai andava rievocando quando gli capitava durante
i viaggi, conferenze ed incontri comiziali, che venimmo a conoscenza di un tema
che solo adesso sta cominciando ad essere conosciuto bene nella sua interezza e
drammaticità e cioè che la detenzione nei campi di prigionia dei cosiddetti
alleati, ed erano uguali americani, inglese e francesi, fu sempre durissima alla
faccia di ogni convenzione ginevrina; ma nonostante la durezza quasi disumana di
quella detenzione quasi 15.000 italiani rifiutarono di collaborare.
Anche questo ci legò moltissimo a Niccolai, noi aderenti alla R.S.I. e lui da
cosi lontano aderente lo stesso idealmente e pagando di persona in privazioni e
sofferenze. Vedete, mi rivolgo qui soprattutto ai giovani quando ci si chiede
come mai allora eravamo tanto uniti, affiatati, compatti oggi si direbbe «coesi»
non bisogna mai dimenticare di che genere di natura di quale ricchezza ideale,
sentimentale, passionale fossero le radici della comune esperienza, eppure
nonostante quella compattezza e sentendo però la forza di quelle comuni radici
non mancarono certo le polemiche tra noi, ce ne furono un'infinità ed oggi
escono interi volumi per rievocarle e non ho dubbi che il polemista capo fu
proprio Niccolai il più acceso ed insistente, il più accanito in molte
occasioni, il più duro e martellante quando lo ritenne il caso.
E partiva dall'esperienza dei suoi anni venti Niccolai per affrontare le
tematiche che ci circondavano e ci assediavano in quegli anni di un dopoguerra
che, questo lo scrissi io più
tardi, sembrava non dovesse finire mai.
Anche tra i deputati, nei suoi discorsi e nelle sue proposte legge fu incisivo
ed «attaccabrighe», ed è un peccato che nessuno sin d'ora abbia effettuato uno
studio completo su come lavorò Niccolai parlamentare nostro, deputato missino
attivissimo sin dal 1968.
Un Niccolai più conosciuto è quello di dirigente di partito dei cui vertici
sempre ha fatto parte,
AL congresso di Sorrento lo trovai ai mio fianco come sostenitore delle mie tesi
e fu quello per me un grande onore. Niccolai fu anche per tantissime legislature
consigliere comunale a Pisa, ambiente durissimamente acceso contro di noi ad
anche questo filone andrebbe bene ricostruito ed indagato ma altri lo faranno in
questa sede con adeguata documentazione.
In sintesi dunque Niccolai come esempio vivente e coerente di una militanza
politica che ebbe pochi eguali anche nel nostro ambiente di allora come esempio
anche di un parlare politico sempre collegato alla cultura ed alla storia,
sempre collegato al culto delle radici prime e non estirpabili come prototipo
oggi insuperato di uomo politico e capace di far sentire pulsanti ed
appassionate le ragioni più alte e più nobili ma anche più elementari dello
stare in politica.
Stare in piedi con dignità, con lo mani pulite e guardando in alto alle stelle
di Ezra Pound,
Pino Rauti
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