Sulle
evasioni fiscali
(interrogazioni alla Camera dei Deputati - 12
marzo 1971)
PRESIDENTE - L'ordine del giorno reca: Interrogazioni.
NICCOLAI GIUSEPPE, «per sapere se
risponda a verità che, in seguito al verbale della Guardia di finanza relativo
alla scoperta della clamorosa evasione fiscale compiuta dalla COPAR Pineta di
Ravenna, per cui detta cooperativa fornai e affini avrebbe evaso, ai fini della
IGE e della ricchezza mobile, centinaia di milioni, una delegazione di
parlamentari si sia recata dal ministro delle finanze perché la vicenda venisse
composta; per sapere se è esatto che il ministro avrebbe assicurato di portare
le cose al Consiglio dei ministri; per conoscere se la vicenda riportata rientri
fra i motivi per cui non si è più insistito, da parte di alcuni partiti, di
discutere la vicenda delle evasioni fiscali. Per conoscere i motivi per i quali
il produttore cinematografico Mario Gallo, fino a pochi anni fa modesto critico
cinematografico de "l'Avanti!" e oggi presidente dell'Italnoleggio e produttore
di film che superano il miliardo, non figuri fra i "grossi" contribuenti. Per
sapere gli estremi e il contenuto delle denunce dei redditi presentate al comune
e allo Stato dall'editore Gian Giacomo Feltrinelli dal 1966 in poi, e quali sono
stati gli accertamenti del fisco; del proprietario di alberghi Giuseppe Amati di
Rimini, e per quest'ultimo si chiede quanto è tassato da questo comune; della
Cooperativa operai fornai e affini di Ravenna; se è esatto che tale cooperativa
aveva un ufficio contabile segreto; su quali basi era tassata e quali risultati
ha portato l'ispezione della polizia tributaria. Per conoscere quanti elementi
abbiano dichiarato alle loro dipendenze i partiti rappresentati in Parlamento ai
fini della trattenuta di ricchezza mobile, e se nei confronti di tali
dichiarazioni siano stati fatti rilievi da parte degli uffici finanziari
«(3-04109), (3-04333), (3-04397), (3-04426);
[...]
ALMIRANTE e NICCOLAI GIUSEPPE,
«per conoscere quale reddito ha denunciato al fisco e quale accertamento ha
avuto dagli uffici competenti l'ex-deputato Bruno Storti, segretario generale
della CISL, che ha recentemente denunciato il furto di un'ingente quantità di
gioielli, preziosi, altri oggetti di altissimo costo, valutabili -secondo le
notizie giornalistiche- in molte decine di milioni, e rispecchianti quindi un
tenore di vita molto elevato e quale reddito ha denunziato al fisco il
presidente delle ACLI Gabaglio» (3-04396);
[...]
PRESIDENTE - L'onorevole Giuseppe Niccolai, che replicherà anche per
l'interrogazione Almirante di cui è cofirmatario, ha facoltà di dichiarare se
sia sodisfatto.
NICCOLAI GIUSEPPE - Onorevole
ministro, voglia perdonare se, in un momento certo per lei non facile e in cui
altri pensieri l'addolorano -e le sono umanamente vicino- io mi trovi costretto
ad immergerla nella polemica, sia pure nel breve spazio che è consentito nel
quadro di una interrogazione. Voglia perdonarmi, la vita politica ha le sue
leggi a cui occorre obbedire.
Lasci che io fugacemente ricordi come nacque l'idea di questo dibattito e
ricordi il clima, i motivi, gli elementi che cinque mesi fa lo determinarono. Se
non erro, furono le vicende, chiamiamole erotico-tragiche, di un nobile, ad
ispirare sulle colonne de "l'Unità" un duro attacco dell'onorevole Amendola che,
facendo un fascio di tutto e di tutti in relazione alle scandalose evasioni dei
ricchi, chiamava in causa il ministro delle finanze e la sua amministrazione.
Il confronto, allora, agli inizi di settembre, era quanto mai suggestivo: da un
lato i poveri lavoratori schiacciati dal «decretone», dall'altro i marchesi
Gasati che pagano tasse dell'ammontare di un coperto per un posto a tavola il
primo dell'anno a Montecarlo, dove sono soliti incontrare anche ministri della
Repubblica italiana.
La replica non si fece attendere e, come si dice in gergo, il ministro Preti la
buttò in politica pura. Vantandosi di pagare in fatto di tasse qualcosa in più,
il ministro dette calore e colore alla sua replica raccontandoci una vicenda
accaduta alcuni anni prima nel consiglio comunale di Bologna, quando
rivolgendosi ai 28 consiglieri del partito comunista, disse loro: voi, colleghi
del partito comunista, tutti e 28 quanti siete, qui dentro, presi insieme,
pagate meno tasse di famiglia di quanto pago io; voi fate del favoritismo verso
i grandi industriali, ma quel che è più grave lo fate anche verso voi stessi. E,
incalzando sempre l'onorevole Amendola, così proseguiva l'onorevole Preti:
l'onorevole Amendola si guarda bene dal ricordare che ricchi contestatori della
politica governativa, nonché difensori della classe lavoratrice, fingono di
fronte al fisco di essere nullatenenti; la moralità fiscale -lo ha ripetuto ora-
è un dovere di tutti e la dovrebbero sentire assai di più i sedicenti
riformatori che i conservatori. Di qui la sfida sempre rinviata per l'assenza
dei due duellanti: una volta mancava l'onorevole Amendola, un'altra volta
mancava il ministro delle finanze.
Allettati -lo dobbiamo riconoscere- da una simile tenzone e punzecchiati nella
nostra sviscerata passione di toscani a vedere veramente come stanno le cose,
abbiamo cercato nel nostro piccolo di alimentare questa tenzone, questo duello:
da un lato i ricchi, il capitale, denunciati dall'onorevole Amendola e, sulla
sponda opposta, un altro mondo caratterizzato anche questo dalla evasione,
quello politico con tutte le sue corti. E abbiamo attizzato il fuoco nella brace
della tenzone gettandovi la vicenda dell'onorevole Storti: quella del
vicepresidente della RAI-TV Luciano Paolicchi; quella del miliardario impresario
Giuseppe Amati, dentro fino al collo in scandali in quel di Rimini, grazie a
compiacenze di una amministrazione popolare; quella del miliardario contestatore
Feltrinelli, sparito dall'Italia dopo la strage di piazza Fontana; quella della
cooperativa operai e fornai di Ravenna, trovata, a quanto mi risulta (il
ministro non l'ha detto) con doppia contabilità; tre evasioni fiscali denunciate
dalla rivista "il Borghese" nei riguardi dei personaggi della RAI-TV; il mondo
del cinema con i De Laurentiis, con gli enti del cinema esistenti e in
gestazione e col partito socialista italiano che fa da corona. Tutto un mondo
che ruota e che fa affari grazie alla politica, e secondo il motto: io do una
cosa a te e tu dai una cosa a me, se è vero come è vero che anche il marchese
Casati, dalla cui vicenda ha preso le mosse questo dibattito, si compiaceva di
avere al proprio desco illustri personaggi di vertice della vita politica
italiana.
E questa perciò un'occasione che non bisogna, nella maniera più assoluta,
lasciarsi sfuggire di mano, anche nel nostro stesso interesse di deputati. Noi,
contestati per le indennità, per gli aumenti agguantati furtivamente,
finalmente, grazie anche ai dati che il ministro ci ha fornito, possiamo
procedere ad opportuni ed utili confronti con tante persone che, come
l'onorevole Storti, per esempio, andandosene di qui hanno avuto l'aria di dire e
di sottolineare che sbattevano la porta per ragioni prima morali e poi
politiche, perché non è più nel Parlamento che si lavora, ma nel sindacato.
Questo anche se, stando a quello che i ladri hanno trovato in casa Storti, è da
ingenerosi prendersela con il Parlamento quando dal Parlamento stesso si esce
come è uscito l'onorevole Storti con gioielli, preziosi e pellicce per decine di
milioni.
E che dire della corte dorata della RAI-TV? È vero che il suo vicepresidente ha
uno stipendio di 7 milioni mensili?
Il ministro ha preso l'impegno di rispondere.
DE MARZIO - Sente l'onorevole Granelli che sta ascoltando, e darà dei consigli a
Storti.
NICCOLAI GIUSEPPE - L'onorevole
Granelli puzza di petrolio: questa è un'altra questione.
Ma il signor ministro ce la farà ad espugnare questo fortilizio che è tutta
un'isola di privilegio? Noi ce lo auguriamo. Comunque, un dato è venuto in
superficie dalle cifre esposte dal signor ministro: vi è tutto un mondo che
prospera all'ombra del fenomeno partitocratico. Occorre aggredire questo mondo,
signor ministro, con una determinazione dura, così come occorre aggredire
l'altro mondo, cioè quello della finanza, delle banche, delle industrie, dei
monopoli, colpendolo, spesse volte, nei congegni più delicati dove esso è solito
operare: vedi certe vicende recenti accadute a livello di Commissione
parlamentare.
Dalla sua risposta, signor ministro, noi non ricaviamo -non è un rilievo- una
linea, una direttiva di operazione nei riguardi di questo sottobosco da lei
portato, dobbiamo dire coraggiosamente, alla superficie; non sappiamo se, per
esempio, ella intenda sposare la proposta di legge per una anagrafe tributaria
dei parlamentari in modo che, fatta pulizia qui dentro, si possa andare a farla
poi anche in casa altrui.
Comunque tutto questo sarà motivo di altro dibattito in altra occasione. Noi la
ringraziamo, signor ministro, della sua risposta. È raro ascoltare da parte di
un ministro risposte senza peli sulla lingua; è raro tanto da destare meraviglia
e da rimanere increduli: noi oggi glie ne diamo atto con sodisfazione.
Beppe Niccolai
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