CAMERA DEI DEPUTATI
VI legislatura
(dal 26 giugno 1972 al 3 maggio 1976)
PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa dei deputati
Niccolai
Giuseppe e
Guarra
Presentata il 22 maggio 1972
Istituzione
di un'anagrafe tributaria
dei membri del Parlamento
Onorevoli Colleghi! "L'Unità" del 16 luglio 1968, in un
articolo di prima pagina sotto il titolo "In Calabria dopo le elezioni, tutti
gli uomini del Califfo", così scriveva:
«Quanto costa tutta questa carta stampata? Quanto costano le pagine de "Il
Tempo" dedicate alla pubblicità per il signor Ministro? E, di contro, quanto è
stato pagata su questi giornali, la pubblicità per la sicurezza delle strade che
nel bilancio del Ministero grava per ben quattro miliardi? Sono domande cui solo
il più ristretto clan del Ministro potrebbe dare una precisa risposta ma che
rendono plausibile la voce comune che la campagna elettorale del Ministro sia
costata, tutto compreso, almeno un miliardo».
Faceva eco a questo articolo il giornale "La Nazione" di Firenze che, in un suo
fondo del 18 maggio 1969, firmato dal direttore, il giornalista parlamentare
Enrico Mattei, scriveva che quando un uomo politico può spendere, per la sua
campagna elettorale personale, oltre un miliardo di lire, è un ladro.
"Avanguardia socialista", periodico socialdemocratico di Bologna e che vede,
spesso, la firma del più volte Ministro delle finanze onorevole Preti, non è da
meno. Infatti, nel numero del 12 agosto 1969, in polemica con il PSI, si possono
leggere queste righe:
«Ma poiché siamo sull'argomento dei miliardi vorremo ricordare all'onorevole De
Martino e ai suoi amici che farebbero bene a liberare il loro partito da noti
miliardari (dieci anni fa poveri come noi). Non si può fare i socialisti di...
sinistra e condurre contemporaneamente una vita da nababbi».
Non vogliamo, certo, con la presente proposta di legge arrivare ad inchieste, in
Italia, nei riguardi della classe politica di vertice, sul tipo di quella
condotta dal settimanale "Time" che, con la piena collaborazione del fisco e
delle banche, ha risposto al quesito «se il Presidente degli Stati Uniti
d'America Nixon spende quanto guadagna, perché se spende di più significa che
ruba».
Ci piacerebbe che la classe politica italiana possedesse tale e tanto coraggio
da stendere, con la collaborazione del fisco e delle banche, davanti
all'opinione pubblica, come biancheria al sole, i propri «conti» e le proprie
«cose».
Non intendiamo proporre tanto. Lasciamo pure il fisco e le banche a... riposo.
Chiediamo solo che sia il parlamentare, in un momento in cui la credibilità
della gente nei suoi riguardi scema sempre più, a dimostrare, con l'esempio, di
non avere nulla da temere dalle norme che regolano la riportata proposta di
legge.
Il prestigio (se ne convincano, i signori parlamentari), condizione
indispensabile per andare fra la gente a predicare, non può venire per
investitura, ma occorre conquistarselo. Con l'esempio.
«Era povero in canna. Ora, grazie alla politica, è miliardario». È un'accusa che
ronza sopra le nostre teste. È un'accusa che la maggioranza dei parlamentari non
merita, ma è anche un'accusa che non può essere lasciata a mezz'aria senza
provvedere, con ì mezzi più idonei, a fugarla dall'animo dell'umile gente
italiana.
Il Presidente della Camera onorevole Pertini, aprendo i lavori della V
legislatura, così si esprimeva:
«Noi dobbiamo lavorare in una casa di cristallo. Da noi deve partire l'esempio
di onestà e rettitudine. Perché il popolo italiano ha sete di onestà. Su questo
punto dobbiamo essere intransigenti prima verso noi stessi, se vogliamo poi
esserlo verso gli altri. Non dimentichiamo, onorevoli colleghi, che la
corruzione è nemica della libertà».
Ecco, in queste brevi, incisive parole vi sono raccolti tutti i motivi, per i
quali i proponenti presentano questa proposta di legge. Con l'augurio che i
colleghi del sesto Parlamento italiano vogliano riservarle una migliore fortuna
di quella che ebbe, durante il travagliato corso della quinta legislatura
repubblicana.
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