"Secolo d'Italia", 19 luglio 1988
Intervento di Beppe
Niccolai in Comitato Centrale
Le dichiarazioni di
Lo Porto sul fascismo hanno provocato polemiche che vanno portate all'attenzione
del Comitato centrale. È necessario discutere per evitare il rischio
dell'incomunicabilità. Anche perché dobbiamo discutere su come collocarci in
questa Italia, su come affrontare il tema della modernità. Il neo-capitalismo ha
stravinto la propria battaglia, ha criminalizzato le idee a vantaggio della
scienza e della tecnologia.
L'esempio del Golfo Persico dimostra che lì non si difende la terza via, bensì
proprio il neo-capitalismo. Tutto ciò comporta un imbarbarimento della nostra
gioventù, poiché in quésta fase la politica si limita a dirigere il traffico
mentre l'economia trionfa.
Il partito. È necessario avviare il metodo, non dell'accordo di vertice, bensì
della discussione, dell'analisi, del parlare fra noi. II Comitato centrale deve
diventare costruttore di politica e non sfogatoio di lamentele.
Dobbiamo tener presente, per quanto riguarda la nostra azione, l'esempio che ci
viene da Craxi, il quale raccoglie oggi i frutti di una politica che ha
cominciato al "Midas", nel 1976. Pensare in tempi lunghi, dunque, per voltare
pagina. C'è stato un peggioramento della nostra immagine: dall'incontro con i
socialisti siamo scesi a doverci difendere dalle leghe lombarde, dal partito
degli assessori. E allora il disegno di Craxi non va respinto con l'accusa di
«suggestione». È sulla scissione del '21 che Craxi sta facendo assumere i
contorni della catastrofe alla crisi comunista.
Un altro incidente ci è capitato con Le Pen: Craxi ci ha fatto isolare andando a
pescare nell'aspetto più deteriore di quel fenomeno politico, quello del
razzismo.
Nella nostra analisi sul fascismo bisogna sempre tenere a mente che esso fu
risposta alla modernizzazione capitalista imposta dalla democrazia in simbiosi
con il comunismo. Non è più possibile dunque giocare su due tavoli: bisogna
individuare l'interlocutore, tenendo presente la premessa che il lavoro
culturale è prioritario rispetto al lavoro politico, all'azione.
Contro la sfida che vuole ridurre tutto a due schieramenti è necessario lanciare
un'alternativa prima di tutto culturale: dire che siamo oltre la Destra e la
Sinistra, è qui che va ribadito un messaggio impregnato del coraggio
dell'eresia.
Opposizione sì, ma aperta a tutto campo non solo con la gente, ma anche con i
suoi interlocutori politici. Non credo al declino irreversibile, le fortune dei
partiti dipendono dalla capacità di saper interpretare il tempo che vivono.
Uscire, dunque, allo scoperto sulle scelte, sulle strategie, sul progetto, anche
scontrandoci al fine di darci un'identità precisa.
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