il  PARTITO

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"Secolo d'Italia", 13 dicembre 1987

 

XV Congresso Nazionale MSI-DN
Intervento di Beppe Niccolai

 

 

Dopo aver osservato che la relazione del Segretario on. Almirante ha avuto lo scopo di procedere ad una puntuale demolizione delle mozioni presentate, si chiede se il Congresso si accinga ad eleggere alla Segreteria un uomo «prudente», largamente affetto di subalternità, inidoneo ad interpretare l'alternativa al sistema. Il nemico, a suo avviso, risiede anche all'interno dell'area politica del Partito, questo nemico si serve di organigrammi, di un attaccamento eccessivo alle cariche, dell'incapacità di scegliere. È sempre più raro vedere carattere ed intelligenza negli uomini; si è così troppe volte gioito anche all'interno del Partito dell'allontanamento di persone valide, solo perché scomode o addirittura eretiche. Si sono raggiunti talvolta livelli preoccupanti di discriminazione.
La storia è fatta di gesti trasgressivi. È stato un gesto trasgressivo l'omaggio reso alla salma di Enrico Berlinguer, il quale a sua volta aveva coraggiosamente condannato la morte di Di Nella. La volontà di pacificazione non può spiegare da sola l'omaggio alla salma di Berlinguer, è stato un omaggio alla nobiltà della sua figura.
La vitalità della storia si condisce dell'omaggio all'Italia dei protagonisti, dell'Italia viva anche se in ginocchio, dell'omaggio reso agli uomini che interpretano un'epoca, degli uomini che non interpretano l'Italia dei «prudenti». Si è distrutto il passato senza costruire l'avvenire; oggi, tuttavia, è in atto una fase di rimeditazione; perché ci siamo tanto combattuti? Occorre recuperare la memoria storica, occorre ricomporre il pensiero politico dopo il secolo delle rivoluzioni. Occorre far rientrare nella politica milioni di Italiani fino ad ora discriminati. Per ricomporre non è sufficiente pacificare: ci vuole la forza della trasgressione, quella forza che puntualizza tutta la storia italiana. Serve un progetto, una proposta, per proiettare nel mondo l'immagine di un'Italia unita e forte, senza fazioni e odii di parte. Il 94 per cento degli italiani da quaranta anni non vota il Partito: qualcosa dunque deve non aver funzionato nella nostra proposta, occorre rendersene conto e capire il perché.
Bisogna rispondere ad un interrogativo di fondo circa l'indipendenza del nostro paese e si vede spesso la sinistra culturale che meglio della destra approfondisce l'identità culturale italiana. Si scopre, sovente, un terreno comune alla destra e alla sinistra: nel sacrificio di Piazzale Loreto, che ha visto accomunati Mussolini e Bombacci (il vecchio socialista amico di Lenin) si avverte il senso di una proposta per tutto il popolo italiano.
Quell'episodio costituisce un aspetto significativo della nostra storia e non si è nemmeno meditato abbastanza sulla scissione mussoliniana dal Partito socialista; da cui sono scaturite dispute laceranti. Il Partito, non va dimenticato, ha avuto la più alta percentuale di massoni nelle proprie file e molti suoi uomini nei servizi; la destra ha progressivamente perso la propria identità, fossilizzata in un patriottismo di retroguardia, seppellita sotto un cumulo di qualunquismo. Essa è sparita dal dibattito politico. Ricordato un giudizio di Craxi, secondo cui il socialismo italiano non ha capito la lezione del Risorgimento, colpevole di essersi fatto classe e non popolo, sottolinea come nel 1914 la sinistra culturale fosse schierata a favore della guerra e come il Fascismo sia nato da questo filone. Ogni volta che l'Italia attraversa un sussulto nazionale, non importa se proveniente da sinistra, occorre fare i conti di nuovo con il fascismo.
Occorre ricercare il dialogo con gli altri, con i diversi, e chiedersi se sia possibile superare la scissione del 1914, occorre liberarsi delle demonizzazioni reciproche, uscendo dagli episodi meschini e contingenti della politica italiana per superare la realtà, attuale, che vede il Partito al 5,8 per cento; bisogna abbandonare certe forme di lotta politica che troppe volte assimilano il MSI-DN alle altre formazioni politiche. Poco servono a questo scopo certi slogans, sul tipo dello sfondamento a sinistra, perché anche in questo caso non si tratta di un progetto caratterizzante, diverso da quanto offrono gli altri partiti. In certi casi vengono infine fatti come quelli di Napoli, dove per poco prezzo si scambiano promesse sottobanco.
Al fondo di un certo massimalismo di destra vi è l'inconscio desiderio di restare impotenti e rassegnati, ma vinti, nel ghetto per l'impossibilità di navigare in mare aperto per il riscatto di tutto il popolo italiano. In realtà, il Partito non merita la sfiducia sottintesa a questa prassi politica e non si deve correre il rischio di prolungare questa forma di autoconservazione. Il Partito deve presentarsi con un progetto verso la sinistra, in particolare verso la sinistra a causa del vasto sbandamento culturale che percorre tale area. Non bisogna dimenticare che da qui sono usciti tanti fermenti vitali. II progetto deve partire dalla riscoperta dell'identità nazionale, dal rafforzamento del ruolo internazionale dell'Italia, soprattutto nel Mediterraneo.
Occorre essere trasgressivi, per fondare un vero stato sociale, uno stato di tutti.
Conclude inneggiando alla fertilità culturale dell'Italia. I partiti moriranno, sopravvivrà chi saprà essere strumento di una nuova amicizia, con le opere e con l'esempio.

Inviato da Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info