"Secolo d'Italia", 29 ottobre 1985
Intervento al Comitato
Centrale del MSI
e
Ordine del Giorno
presentato da Beppe Niccolai
Nel suo intervento
Niccolai ha manifestato un dissenso dal quale ha auspicato la nascita di un
proficuo confronto di idee. La sovranità nazionale violata doveva rappresentare,
prima della riunione del CC, occasione di confronto da parte della classe
dirigente del partito.
Si sarebbe dovuta criticare, da parte nostra, la credibilità del pulpito
americano dal quale è venuta la predica all'Italia sulle «trattative» con i
palestinesi dirottatori della "Achille Lauro": dagli USA che trattarono a loro
volta con la Siria per il rilascio dell'aereo della TWA dirottato.
La sovranità limitata è, in realtà, la condizione del nostro paese, ed è
configurabile come ragione e causa del terrorismo e della droga. Il terrorismo è
conseguenza della perdita di ogni identità, cosi come l'illegalità diffusa a
Napoli e a Palermo, dove la stessa mafia non è più quella che, un tempo, non
avrebbe ucciso bambini e donne indifese all'interno della spirale di vendette.
Il Mezzogiorno deve essere da noi valutato nella sua realtà: l'incontro di
diverse religioni da cui scaturì la radice della civiltà. Si tratta -più in
generale- di scoprire quali possano essere le forme aggreganti di una nuova
civiltà; quali possano essere le idee cariche di energia storica. Si tratta di
dare nuovamente un senso all'Italia come Nazione, mentre il richiamo alla stessa
unità europea non può supplire alla mancanza di identità nazionali definite.
Niccolai ha concluso il suo intervento illustrando l'ordine del giorno votato
dal CC e approvato a larga maggioranza.
L'odg
presentato da Giuseppe Niccolai al Comitato Centrale
Fedeltà ai
princìpi della sovranità nazionale
Ecco l'ordine del giorno presentato da Giuseppe Niccolai ed approvato dal CC
a larga maggioranza:
Il Comitato centrale del MSI-DN fedele ai princìpi che lo fanno il partito della
Nazione e della memoria storica:
— esprime la più sdegnata condanna contro i terroristi arabi che, servendo male
la stessa causa palestinese, hanno scelto il nostro Paese come uno degli anelli
deboli da usare quale base per la loro stolida e criminale impresa;
— richiama il Governo al dovere di reagirvi con maggior fermezza;
— deplora la cupidigia di servilismo manifestata in questa circostanza, dal
cosiddetto partito americano e rivendica, contro alcune manifestazioni di
arroganza, la piena dignità della nostra presenza paritaria nell'Alleanza
atlantica, come Nazione indipendente a sovranità non limitata, libera quindi di
scegliere quando usare la diplomazia, quando la forza, senza dover subire
interferenze da parte di chi, a sua volta, in situazioni analoghe, non ha
disdegnato la più umiliante soluzione delle trattative;
— riafferma la vocazione mediterranea dell'Italia che in questo mare ha la sua
fonte di vita, mentre per altri è, e deve restare, solo via di transito, e la
necessità pertanto di concorrervi con attiva presenza diplomatica e,
all'occorrenza, militare, come in Libano, a soluzioni di pace che tengano conto
dell'insopprimibile diritto a una patria, sia per gli israeliani che per i
palestinesi;
— ribadendo ancora l'esigenza di isolare e condannare la violenza, ovunque essa
esploda: a Roma, sul mare, nei cieli, a Tunisi, nei campi di Sabra e Chatila,
rivolge il suo saluto ai soldati che, in un momento in cui erano in gioco i
princìpi della dignità nazionale, li hanno fatti valere con serena e
professionale fermezza.
|