"Secolo d'Italia, 4 maggio 1978
Il PSI e Moro
Per grazia ricevuta
Beppe Niccolai
Ci si domanda il
perché della iniziativa del socialista Craxi per concessioni «autonome» alle
Brigate rosse. Non è affatto misterioso. Le motivazioni sono di due tipi. La
prima, la più ovvia, è perché il PSI ha sempre avuto, anche con le frange più
estremiste della sinistre italiana, colleganze. Intatti, mentre Giacomo Mancini
va in carcere a trovare e a solidarizzare con Panieri, l'onorevole Fabrizio
Cicchitto partecipa a riunioni di militari in divisa che, con il volto coperto,
attaccano lo Stato con il linguaggio delle Brigate rosse. E ci va nella sue
veste di responsabile del settore stampa del PSI.
La strategia del PSI è nelle cose. Noi non ci scandalizziamo. Ci rammarichiamo
che la vita politica italiana, per arrivare ad un chiarimento definitivo,
dovesse conoscere simili strette. I fatti erano da anni eloquenti e per chi
avesse voluto capire non ci sarebbe stato bisogno di aspettare l'attuale ricatto
delle Brigate rosse.
L'altra motivazione per cui il PSI è favorevole a trattare è d'ordine
sentimentale e riguarda Pietro Nenni. Nenni ricorda. E ricordano i suoi amici.
Non dimentica il dramma che, esattamente dieci anni fa, lo vide «protagonista»,
buttato sul proscenio, in una vicenda in cui fu in gioco il suo onore.
Erano gli albori del 1968. Infuriava la polemica sull'inchiesta SIFAR, a
proposito del presunto tentato colpo di Stato del 1964. Vengono pubblicati
documenti e assegni provenienti degli archivi del SIFAR, come si chiamava allora
il Servizio di Sicurezza militare, divenuto poi SID. L'indirizzo di quegli
assegni: PSI. Uno riguarda personalmente Pietro Nenni. C'è un documénto che
racconta la storia: nell'ufficio del Ministro del Turismo Corona si incontrano,
su invito di Taviani, Pietro Nenni e il comandante del SIFAR, generale Viggiani.
È in quella occasione che il comandante del Servizio Informazioni consegna la
prima «tranche» a favore del giornale "l'Avanti!".
La notizia ha del clamoroso. Quell'episodio è del febbraio 1964, quando Nenni
era Vice Presidente del Consiglio. Pensate un po': il Vice Presidente del
Consiglio sorpreso a contattare il SIFAR per finanziare il proprio partito, il
PSI, e dalle casse delle Forze Armate.
La vicenda sfocia in Parlamento. E chi è colui che, Presidente del Consiglio dei
Ministri, nella seduta del 31 gennaio 1968, si alza e difende l'onorabilità di
Pietro Nenni? È Aldo Moro.
F lo fa, sviluppando due ordini di considerazioni. La prima è di carattere
morale. Nenni, sostenne Moro allora, è personaggio troppo «qualificato», come
tale al disopra di ogni sospetto. Basta pronunciare il nome Nenni e si assolve
da sè. Da qualunque colpa. La seconda considerazione fu di ordine giuridico.
E qui Moro, per salvare Nenni, si giocò la propria reputazione di professore di
ruolo di diritto e procedura penale presso l'Università di Roma. Intatti, a
coloro che sostenevano che comunque Nenni avrebbe dovuto querelare chi lo
accusava, il Presidente del Consiglio dei Ministri, rispose che ciò era
impossibile, in quanto la documentazione contabile presso il SIFAR era stata
distrutta, e ciò rendeva vana ogni ricerca per stabilire se quegli «assegni»
erano stati emessi o no.
Fu replicato che l'onere della prova non doveva fornirlo Nenni ma i suoi
accusatori e che se un allievo del prof. Moro avesse argomentato come il
Presidente del Consiglio Aldo Moro, il professore di diritto e procedura penate
Aldo Moro avrebbe «respinto», in procedura penale, quell'allievo.
Comunque il caso fu sepolto e non se ne parlò più. Le perorazione di Aldo Moro
salvò la reputazione politica e morale di Pietro Nenni.
Fateci caso. Era il 1964. Così... governava il centro sinistra. I servizi
segreti a servizio dei partiti; i fondi destinati alla difesa dello Stato
impiegati per finanziare "l'Avanti!".
Ecco da dove ha Inizio lo «sfascio» dello Stato. Craxi, pupillo di Nenni, di
quell'episodio, non si è dimenticato. Vuole salvare Moro trattando con le
Brigate rosse. E affossando definitivamente lo Stato.
La tradizione del PSI non si spezza. È ininterrotta. Sempre e comunque contro lo
Stato.
Giuseppe Niccolai
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