"Secolo d'Italia, 16 aprile 1978
Contributo alla discussione
Perché Taviani?
Beppe Niccolai
Si domanda: perchè
Taviani? Perchè Moro si è occupato di Taviani? È un personaggio laterale. Non
sono di questo avviso. Anche perchè i brigatisti hanno avuto la non marginate
accortezza di citare, accanto al nome di Taviani, quello dell'ammiraglio Henke.
È un avvertimento cifrato, di stile tipicamente mafioso. Ed è indirizzato al
vertice politico democristiano. E non è un avvertimento di poco conto.
Taviani è colui che, al sorgere del centro sinistra (fonte di tutti i guai
presenti), gestisce, con la collaborazione del SIFAR, di cui Henke è personaggio
di primo piano, l'operazione di cattura dei consensi all'interno dei partiti
cosiddetti democratici, operazione che, nella sostanza, è di corruzione.
Basta citare due episodi. La morte (misteriosa) del colonnello Rocca, già agente
del SIFAR. avvenuta dopo che il colonnello cerca disperatamente Taviani, e
questi non si fa trovare.
È a tutti noto che il colonnello Rocca, su invito di Taviani. costituisce
l'ufficio REI, con la funzione di elargire «fondi» per assecondare la svolta che
dal «centrismo» doveva portare l'Italia nell'area della sinistra politica,
auspice, non lo si dimentichi, Ugo La Malfa che, insieme al suo partito, doveva
trovarsi al centro di un altro episodio di corruzione, quello di Ravenna, dove
si tentò di corrompere, con i fondi del SIFAR, i delegati al Congresso
provinciale del PRI perché votassero la mozione La Malta favorevole al centro
sinistra.
È da quei giorni che i servizi segreti, utilizzati per le faide interne della DC
e dei suoi alleati, vengono distrutti.
Taviani, Henke. Dalla prigione delle Brigate Rosse l'on. Moro manda questo
avvertimento: avvertimento che oltre agli episodi su riferiti, si estende,
sinistramente anche a Piazza Fontana. Henke sa.
È stato scritto: il rapimento di Moro ha tolto alla classe politica italiana (e
a tutta l'informazione) la facoltà di pensare.
È vero: si è come paralizzati. Si balbetta.
"L'Osservatore Romano" intitola un suo pezzo: «Riarmarsi moralmente». È una dura
accusa a quanti, in questi anni, hanno disarmato moralmente il Paese, hanno reso
l'uomo debole, non più capace di testimoniare, come gli antichi cristiani, la
propria fede.
Battere la paura e la vigliaccheria. D'accordo. Ma per battere la paura occorre,
per prima cosa, battere le arti della furbizia, del compromesso, delle parole
truffaldine, cioè tutta la «pasta» con la quale questo Paese è stato impastato e
cotto.
Le Brigate Rosse si sconfiggono con i requisiti che fanno i Popoli: verità,
coraggio, carattere.
Giuseppe Niccolai
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