"Secolo d'Italia", 11 novembre 1977
Per Indro Montanelli
Anche questa è violenza onorevole Andreotti
Beppe Niccolai
La violenza nasce da
una irresponsabile campagna di denigrazione e di diffamazione della DC. Così
continua a sostenere il "Popolo", organo della DC. Non denigriamola più questa
DC, esaltiamola. Anche quando ruba. E tutto tornerà normale. È una tesi troppo
comoda per essere vera.
Irresponsabile denigrazione?
Prendiamo il Presidente del Consiglio dei Ministri. È dentro, fino al collo, in
vicende non certo limpide, tanto che, a confronto, quella della Lockheed perde
di significato.
Si veda quella dei falsi danni di guerra, per cui si è congiurato perché lo
Stato sborsasse alla Caproni e alla Siai-Marchetti, rilevate da una banda di
truffatori, alcune decine di miliardi per danni di guerra mai esistiti.
Prima si è fabbricata la solita leggina di comodo. Ad inventarla è il moroteo
Cervone. La leggina, a diversità di quanto stabiliva la precedente disciplina in
materia di danni di guerra, consente alle industrie di venire indennizzate anche
per i danni causati da forniture di materiale bellico imposte coattivamente
dalle forze armate tedesche quando il prezzo pagato per le forniture stesse non
sia stato remunerativo.
Fatta (alla chetichella) la leggina, ecco una banda di avventurieri rilevare
prima le Aziende, e fabbricare poi documenti falsi dimostranti forniture ai
tedeschi mai avvenute. Una girandola di miliardi.
Ebbene, ad appoggiare questa autentica rapina di Stato è il Presidente del
Consiglio dei Ministri in persona, Giulio Andreotti.
Le stamperie clandestine hanno appena fabbricato le bollette e le fatture
fasulle, che il capo del Governo, non solo attraverso il suo segretario
particolare, ma addirittura intervenendo di persona sul Ministro del Tesoro del
tempo (Malagodi), esercita pressioni perché l'intendente di Finanza di Milano,
competente ad emanare i decreti di liquidazione dei danni, sia sollecitato nel
disbrigo delle pratiche.
Non siamo ai «si dice», ai «si mormora», alle voci, ai bisbigli. Siamo davanti a
documenti. Con tanto di firma e di riferimenti ben precisi.
E il Presidente del Consiglio è ancora là. Al suo posto. Come se nulla fosse. E
tutti dintorno gli fanno corona. A cominciare da quel PCI che, non passa giorno,
ci ricorda la sua... ansia di moralizzazione della vita pubblica.
C'è di più. Negli atti della pratica Caproni, dinanzi alle critiche mosse
dall'Avvocatura dello Stato, l'organo che difende gli interessi dello Stato, sul
modo come la pratica veniva condotta, c'è una lettera di Andreotti (il
Presidente del Consiglio dei ministri non ha mai smentito questa circostanza)
con la quale si intima all'Avvocatura dello Stato di smetterla di cavillare. La
truffa si deve compiere. E alla svelta!!!
Questo è l'uomo che, dall'alto della sua carica di capo del Governo. rivolge
agli Italiani appelli ai sacrifici da sopportare, all'austerità che deve
divenire regola di vita per tutti!
Il "Popolo" si lamenta della denigrazione, fonte della violenza. Ma è un
"Popolo" di... carta. Il Popolo vero, quello di carne e ossa, si duole di ben
altro, soprattutto che il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti sia ancora
al suo posto.
Per molto meno l'avvocato Rosario, ministro di Giolitti, si sparò. Per carità,
che il Presidente viva! Ma eviti, se non per una ragione di buon gusto, così
come ha fatto recentemente ad Assisi, che sia lui a richiamare gli italiani alla
morale del «poverello» di Assisi.
Simili appelli non gli spettano. Sì. questa è violenza. E della peggiore.
Giuseppe Niccolai
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