"Secolo d'Italia", 26 luglio 1977
Il copione è sempre lo stesso
Dal bandito Giuliano al gen. Maletti
Beppe Niccolai
Maletti e La Bruna. La grande stampa ha dimenticato che a prendere, fin
dall'inizio, le difese di questi due ufficiali del SID fu il PSI, in particolare
l'on. Mancini. Quest'ultimo, in occasione del Convegno delle Regioni meridionali
svoltosi a Catanzaro il 17-2-1977 ebbe modo di fare pubblica apologia del SID
rappresentato da Maletti e La Bruna.
C'è di più. Erano Maletti e La Bruna ad informare l'ex senatore Iannuzzi che,
dalle colonne di "Tempo illustrato", in parallelo con Mancini, combatteva la
battaglia per rifare «da sinistra» la verginità di Andreotti con il ripescaggio
del cosiddetto golpe Borghese.
Comunque nulla di nuovo sotto il sole. Maletti e La Bruna, fra contorsioni
terribili per non dire come stanno le cose, una «costante storica» della
Repubblica italiana l'hanno confermata. E cioè che il potere politico di vertice
sapeva e sa tutto e, come al solito, per i suoi luridi giochi di potere si è
sempre servito di tutti e di tutto: del SID, degli Affari Riservati, della
Polizia, dei Carabinieri. E, nel mezzo, squallidi personaggi, ai quali, guitti
autentici, per coprire il regime e i personaggi di vertice, si fa assumere il
rango di protagonisti.
Ma si tratta di un vecchio copione. Fu utilizzato, per la prima volta,
esattamente ventisette anni fa, la mattina del 5 luglio 1950 quando la radio di
Stato, alle sette della mattina, trasmise che il bandito Giuliano, « nel
tentativo di espatriare con un aereo straniero», era rimasto ucciso in un
conflitto a fuoco con i carabinieri guidati dal capitano Parerze.
Tutto falso. Giuliano era stato ucciso nel sonno. E ad ucciderlo era stata la
mafia, quella mafia alla quale si chiedeva, per la seconda volta, aiuto. La
prima volta per aiutare, d'accordo con il gangsterismo nord americano di origine
mafiosa, lo sbarco alleato; la seconda per sbarazzarsi di Giuliano che, divenuto
troppo ingombrante per i segreti che custodiva, doveva venire eliminato. Guai se
Giuliano fosse stato catturato vivo!
E così fu. Solo che i vertici politici inventarono, per la pubblica opinione
italiana, il falso conflitto a fuoco con le forze dell'ordine, conflitto a fuoco
che mai ci fu. E se si fa caso che alle spalle di Giuliano vivo c'era una
«strage», quella di Portella della Ginestra, e che su questa «strage» la verità
non si è mai saputa (sono passati trenta anni!), non è certo azzardato affermare
che anche le successive «stragi» (Piazza Fontana, Brescia. Italicus) portano,
come caratteristica di fondo, gli stessi ingredienti che emergono in Sicilia 27
anni fa.
Maletti e La Bruna, distributori di passaporti falsi. E perché con Giuliano
vivo, non avveniva lo stesso?
Il bandito Ferretti, detto Fra' Diavolo, pluriomicida, non aveva forse un
lasciapassare ufficiale con il quale girava tutta la Sicilia?
SID e Affari Riservati: si accusano. Vicendevolmente. E delle azioni più
spaventose. Addirittura di avere piazzato bombe.
Forse che in Sicilia, agli inizi dello Stato repubblicano quando le trame nere
non erano di moda come adesso, accadeva qualcosa di diverso?
Polizia e Carabinieri non si ammazzavano... scambievolmente i propri confidenti?
E, leggendo i rapporti del generale dei carabinieri Amedeo Branca in relazione
ai comportamenti degli Ispettori di polizia Messana e Verdiani che quadro si ha,
se non quello di una guerra aperta fra polizia e arma dei carabinieri?
Il Capitano La Bruna dichiara: non parlo più, ne va della mia vita. Forse il
clima di 27 anni fa era diverso?
Il luogotenente di Giuliano, Gaspare Pisciotta, che pur era rimasto mesi
nascosto in casa di un capitano dei carabinieri a Palermo, non viene raggiunto
in carcere dalla «stricnina» perché taccia per sempre?
Afferma il Generale Maletti: fu il Presidente del Consiglio Rumor e i ministri
dell'Interno e della Difesa Taviani e Tanassi a far si che il silenzio sui
rapporti fra il giornalista Giannettini e il SID fosse mantenuto.
Quale meraviglia? E chi fu ad impedire nel 1950 al Procuratore Generale di
Palermo, dott. Pili, di aprire un'inchiesta sulla morte del bandito Giuliano?
E come fu ricompensato il Pili della sua inattività? Non fu nominato dall'on.
Restivo, allora Presidente della Regione siciliana, consulente giuridico della
regione?
E il caso del giornalista De Mauro? E l'assassinio del Procuratore Scaglione? E
la morte misteriosa del petroliere Enrico Mattei?
Tutto cominciò così: luglio 1950. Il sasso in bocca al bandito Giuliano.
Da allora il sasso in bocca continua ad essere piantato in tante bocche.
Stessa tecnica, stessa mano. E la verità continua ad essere assassinata.
Giuseppe Niccolai
|