Microfono-spia nell'ufficio del giudice Renato Squillante
(intervento alla Camera dei Deputati l'11 febbraio 1974)

 

PRESIDENTE - L'onorevole Giuseppe Niccolai ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto.

NICCOLAI GIUSEPPE - Signor ministro, il sapore della sua risposta sta nel fatto che ella viene a darla nel momento in cui una altra illustre testa cade, quella del procuratore generale Spagnuolo. Dopo De Lorenzo, Spagnuolo. Entrambi provenivano dalla Resistenza. La classe politica di regime è davvero impietosa divora con lo Stato i propri figli! Il caso Spagnuolo che cos'è se non l'ennesima dimostrazione della polverizzazione dello Stato da parte delle «cosche» partitiche? Lo sanno tutti: il caso Montedison viene gestito non tanto dal magistrato, quanto da una «cosca» del partito socialista italiano, «cosca» che ha ripetutamente fatto sapere agli interessati che se quel caso si deve chiudere è a lei che occorre rivolgersi, non a Franco Piga, capo di gabinetto del Presidente del Consiglio; e, come per il petrolio, la ragione del contendere è sul prezzo, sul prezzo non solo politico.
Ora la testa abbattuta del procuratore Spagnuolo non basta a chiudere la vicenda. Non possono certo personaggi come Francesco Greco assumere determinate vesti. A proposito, signor ministro, Francesco Greco è all'estero. Chi gli ha dato il passaporto? Aveva dei carichi penali pendenti ed è fuori d'Italia. Non voglio dire che sia fuggito -Dio me ne guardi- ma è certo fuori del nostro paese. Dicevo, che non possono personaggi come Francesco Greco, che ha lavorato a stretto contatto di gomito con il questore Mangano, anche nel gennaio del 1954, assumere la veste di giustizieri. È semplicemente ridicolo. Quello che conta è sapere chi sta dietro Greco, dietro Mangano, dietro Vitalone, dietro le radiospie; chi, servendosi di tutto, manipola le tangenti. Sono cose che partono da lontano, onorevole Balzamo, quando il SIFAR finanziava "l'Avanti!" (onorevole ministro, se lo ricorda?) e tentava di corrompere i delegati al congresso repubblicano di Ravenna. Dalle radiospie all'assegno di un miliardo e mezzo intestato alla cameriera di un ministro il passo è breve; ma è così che il paese viene gettato nel caos, nella disperazione e nella rabbia. Ho l'impressione che i diversivi non bastino più e che l'opinione pubblica abbia capito perfettamente dove e da chi viene gestito l'autentico golpe all'italiana. E costoro, signor ministro, debbono pagare qui in Parlamento, in quel Parlamento che hanno contribuito a screditare, a rendere una farsa. Noi qui, a parlare e a fare i moralizzatori, e loro dietro il Parlamento, ad incassare. Debbono pagare in prima persona! De Lorenzo, da buon soldato, ha taciuto; Scaglione è stato ridotto al silenzio con la lupara; Spagnuolo, zittito e umiliato; ma non hanno pagato solo loro, hanno pagato le forze armate, la polizia e la magistratura. Ora, a chi il prossimo turno? Ho l'impressione che rifugi non ve ne siano più, e che tutte le teste-riparo siano ormai cadute definitivamente.
Allora, nel dichiararmi insoddisfatto, signor ministro, mi lasci formulare una speranza, e cioè che a subire i rigori della legge non siano soltanto i cittadini privi di immunità, ma che la giustizia batta finalmente alla porta giusta: quella dei ministri, quella dei potenti, sempre pronti a coprire le loro malversazioni e -diciamolo pure- i loro delitti dietro i troppi, comodi paraventi. Me lo auguro di cuore. Un buon esempio, un rigoroso esempio, che avvenga. Così solamente potremo salvare, con lo Stato, anche le istituzioni.
 

Beppe Niccolai

Ringraziamo il ricercatore Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info - e la Camera dei Deputati

per averci dato la possibilità di pubblicare questo Intervento