La vignetta
Cosa
garantiamo al cittadino
Purtroppo,
nella fotocopia de "il Machiavelli" in nostro possesso,
alcune righe sono assolutamente illeggibili. Abbiamo
segnalato ciò a chi ci ha fornito le fotocopie,
pregandolo, se ciò gli è ancora possibile, di consultare
l'originale e di comunicarci quanto è in esso riportato.
In attesa che che ciò avvenga, abbiamo sostituito le
righe mancanti con [...] |
La democrazia si garantisce
con due cose: che vi sia una opposizione e che questa opposizione
sia libera e non condizionata; che la pubblica opinione venga
correttamente informata.
Cosa garantisce sul piano locale al cittadino pisano, comunque esso
la pensi, il MSI-DN?
Una opposizione a chi governerà la città che sia corretta, ma al
tempo stesso dura, sopratutto a salvaguardia dell'informazione e del
denaro pubblico. E solo il MSI-DN può garantire queste cose.
Perché?
Perché è l'unico schieramento politico non condizionato da remore o
da giochi di potere. Non ci possono comprare, ecco tutto. Ed è
questa la condizione prima perché l'opinione pubblica venga
correttamente e compiutamente informata.
Tutti gli altri schieramenti sono condizionati da un vi-
[…]
no problemi di potere, cioè di poltrone e queste poltrone
immancabilmente vengono mercanteggiate con il silenzio.
Un posto nel Consiglio di Amministrazione dell' Ospedale, dell'Ente
Tirrenia, dell'ATUM, dell'Azienda del Gas, dell'ACIT, dell'ATIP,
degli Istituti di Ricovero, dell'ECA, e di tanti altri organismi
cittadini equivale, nel regime che viviamo, a patteggiamenti dai
quali esce sempre sconfitta la pubblica opinione, la quale non saprà
mai a quale prezzo quelle poltrone sono state concesse.
Ecco, il MSI-DN garantisce al cittadino il diritto ad essere
informato, cioè la condizione prima per orientarsi e capire.
Non transigeremo sul corretto uso del denaro pubblico, così come
episodi di cui la cittadinanza è stata testimone, dimostrano
ampiamente.
Non transigeremo quando ci sarà da colpire il privilegio,
l'ingiustizia, il sopruso. Il cittadino che lo subirà, sia anche
comunista, lo difenderemo. Con tutte le nostre energie. Sopratutto
se questo cittadino sarà isolato, senza
[…]
Non transigeremo contro il regime della tessera. Nel 1945 fu
proclamato che da ora innanzi la tessera non sarebbe stata
condizione di vita. Sono passati trenta anni e la tessera, anzi le
tessere, condizionano le coscienze, il lavoro degli Italiani.
Lotteremo contro la tessera che da lavoro e che infanga la coscienza
del cittadino. Lotteremo perché, al posto della tessera, si affermi
l'onestà, la competenza, il diritto al lavoro.
Siamo gli unici oggi nella condizione di sentire e di patire che
cosa significhi lavoro contro tessera. Una grande azienda, di
dimensioni multinazionali, ha imposto ad un nostro candidato di
ritirare la propria adesione al MSI-DN, pena la perdita del lavoro.
Ci sono lavoratori, padri di famiglia, che per una combinata azione
fra padrone, sindacato e magistrato, sono stati messi alla fame e
solo perché non hanno voluto vendere la propria coscienza. Ci devono
dire i santoni della democrazia chi, in questi casi, è dalla parte
dei valori della resistenza. Comunque non transigeremo contro il
sopruso e non guarderemo ad etichette: se il sopruso ad averlo
subito sarà l'industriale o il lavoratore, difenderemo, a visiera
alzata, l'industriale e il lavoratore.
Il regime divide per gover-
[…]
Noi ci batteremo per unire gli Italiani contro il disordine, la
corruzione, l'odio, le tre «bestie» che sbarrano la strada della
ripresa morale, sociale ed economica all'intero popolo italiano.
Indebolire la DC?
Siete pregati di chiudere gli
occhi e di immaginare questa vigilia elettorale come se il MSI-DN
non vi fosse; fosse stato, come chiedono i suoi avversari,
cancellato dalla scena politica italiana.
Così stando le cose, quale sarebbe stato il comportamento degli
altri partiti?
Prendiamo la DC. Credete voi che la DC, senza la presenza del
MSI-DN, cioè di uno schieramento politico capace di raccogliere il
dissenso anticomunista che della DC è gran parte, avrebbe condotto
l'attuale campagna elettorale all'insegna del no, non solo al PCI,
ma anche al PSI?
Se la DC oggi è costretta a correggere il tiro, a mettere in cantina
il suo sinistrismo, a parlare di nuove formule, credi tu, cittadino
anticomunista, che ciò sarebbe stato possibile senza la presenza del
MSI-DN?
Chi mette alla frusta la DC?
Chi costringe la DC a parlare l'antico linguaggio degasperiano
contro il comunismo e i suoi alleati?
Senza il MSI-DN, la DC sarebbe già crollata. Senza il MSI-DN, il
comunismo avrebbe già avuto partita vinta.
Una prima considerazione a chi parla di voti inutili, di voti
congelati, di voti che non rendono.
I voti dati al MSI-DN nel 1972 contano e pesano. Perché sono quei
tre milioni di voti che, oggi, costringono la DC, a rivedere la sua
politica di cedimento al comunismo. Senza quei voti, il comunismo
sarebbe già passato.
Il MSI-DN, non solo utile, ma indispensabile.
* * *
Seconda considerazione: è sincera la DC? È credibile Fanfani?
Torna al Giugno 1972 e troverai che il linguaggio che la DC parla
oggi è lo stesso che parlava tre anni fa, alla vigilia delle
politiche del 1972. Anche allora la DC era impegnata a non perdere
sulla sua destra, in seguito al suo dilagante sinistrismo.
Le cose nel Giugno 1972 le andarono bene. Paziente il popolo
italiano le dette ancora voti e consensi «per combattere il
comunismo».
Così fu, ma che avvenne di quelle promesse?
Quello che, più o meno, la DC fa da oltre un ventennio: presi i voti
per combattere il comunismo e i suoi alleati, li ha utilizzati per
riaprire, nel Giugno 1973 ai socialisti, consentendo così ai
comunisti di proporre, nell'autunno seguente, il compromesso
storico.
La DC non è credibile. Il no della DC al PCI non è una scelta
politica, è solo propaganda per recuperare a destra, per poi
comportarsi come sempre, cioè cedere al PCI e ai suoi alleati.
Mai come questa volta, per l'anticomunista convinto, la scelta è a
destra. È una scelta, dopo tutto, razionale. Innanzi tutto perché le
elezioni sono amministrative. Si vota per dare un governo ai Comuni,
alle Province, alle Regioni, non per formare il governo della
Nazione Italiana attraverso l'incarico dato dal Presidente della
Repubblica.
È perciò il momento ideale per mandare il Paese «a destra» con una
chiara intonazione anticomunista e con l'avvertimento ultimativo
alla DC che se non rispetterà le promesse e i patti, la sua missione
potrà dirsi conclusa.
È il momento ideale per mettere, con un voto a destra, la DC alla
frusta, ponendogli perentorio il dilemma: o rinsavisci, o perisci.
È l'ultima carta che rimane all'elettore sinceramente anticomunista.
Altre non ce ne sono.
Perché due sono le alternative: o vota a destra riscattando la DC, o
vota DC perdendo al contempo, definitivamente, con la DC, se stesso
e il Paese.
La DC cede quanto più ha la sensazione di avere, qualunque politica
essa faccia, i voti dei pigri e dei rassegnati.
La DC prende coraggio quanto più. sente di essere punita dal suo
elettorato.
Il voto a destra è un voto razionale, intelligente. Ed è il voto di
destra che salva l'Italia dal comunismo.
Il perbenismo del PCI
Le
memorie di Mindszenty
Sono uscite le memorie del
cardinale Mindszenty. In otto anni di prigionia il cardinale primate
di Ungheria ha avuto modo di vederne e passarne di tutti i colori.
Spogliato nudo, riempito di botte, rivestito di una giacca da
arlecchino, impedito nel sonno, drogato, fu sottoposto ad un
procedimento di distruzione della personalità per costringerlo a
mezze, confessioni in un processo farsa nel quale fu condannato
all'ergastolo l'8-2-49.
Sembra quasi una volgarità, ce ne rendiamo conto, ricordare questa
storia ai comunisti italiani, così educati, civili, forbiti ed
eleganti nel parlare; ma nelle memorie del cardinale c'è un
particolare che fa pensare.
Proprio in quel carcere, in quei giorni, gli levarono per qualche
minuto la giacca da arlecchino, lo fecero rivestire, lo portarono
nell'ufficio lussuosamente arredato del Capo della Polizia Gabor e
lì venne mostrato al senatore comunista Ottavio Pastore, perché
questi potesse testimoniare in Occidente, con una corrispondenza da
Budapest pubblicata
il 6-2-49 su "l'Unità", che Mindszenty, nonostante insinuazioni
calunniose della stampa anticomunista, era vivo, vegeto e non era
stato affatto deportato in Siberia.
La corrispondenza del senatore Pastore era accompagnata da un
articolo di fondo di Gian Carlo Paietta, dal titolo «un vinto», in
cui si ironizzava pesantemente sui cedimenti del cardinale, che due
giorni prima era stato condannato all'ergastolo.
Proprio Paletta, così intelligente, così brillante, con la sua lunga
esperienza umana di sacrifici e di galera, poteva irridere sui
presunti cedimenti di uno sventurato, la cui volontà era stata
fiaccata in alcune settimane di umiliazioni e di torture e con la
droga.
E poteva farci sopra dei ricami ideologici («NO il primate di
Ungheria non è un eroe, non è nemmeno un vigliacco. Lo ha ingannato
l'America, lo hanno condannato il suo popolo di contadini, che
vogliono la terra, gli operai che non vogliono più i padroni. Non
gli restava che cedere e darsi vinto. E il cardinale lo ha fatto»
così scriveva Paletta); ricami ideologici che non stanno in piedi.
Infatti nel 1956, per pochi giorni, Mindszenty sarà liberato
dall'esercito ungherese in rivolta ed acclamato al suo passaggio da
masse di operai, di contadini, di giovani.
Perché ricordiamo queste cose?
Le ricordiamo a coloro che, nel contatto politico con il PCI,
dimenticano il passato (e che passato!); un passato in cui militanti
comunisti italiani, oltre essere immischiati nella regia dei finti
processi di regime, si dimostrano pericolosi a se stessi per il
fatalismo con cui sono abituati ad accettare, senza perdere la fede,
perfino la scomparsa di tanti valorosi compagni, periti nelle
terribili prigioni staliniane.
Vogliamo ricordare come nelle memorie di Mindszenty sono descritte
le varie fasi, grazie alle quali, nasce l'attuale regime ungherese,
regime che alla sua base ha una specie di compromesso storico.
Ebbene Mindszenty ci ricorda le varie tappe che portano dalle prime
elezioni del 4 novembre 1945, in cui i comunisti presero appena il
17% (così come in Portogallo) contro il 51% del partito dei piccoli
contadini, ma riuscirono ad assumere il controllo della situazione
riservandosi, in un governo di coalizione il ministro dell'interno e
la polizia politica e varando nel marzo successivo una legge sulla
difesa della Repubblica (ribattezzata dalla voce popolare la legge
del boia) che consentì di espellere deputati di opposizione, di
punire complotti più o meno immaginari, di mettere in breve a tacere
ogni resistenza. Una legge del tutto simile a quella che la sinistra
italiana vorrebbe applicata contro il MSI-DN.
Meditino gli Italiani sulle «Memorie del cardinale di Ungheria».
Paietta, nel 1949, lo definì un vinto. Un vinto che ha lasciato una
testimonianza di sofferenze e di vita. Perché l'umanità sappia
quello che lui patì.
Enriques Enzo Agnoletti
Si è chiesto al Ministro
dell'Interno se è esatto che Enriques Enzo, santone
dell'antifascismo fiorentino, non ancora Agnoletti, partecipava, nel
novembre 1937, al concorso a professore straordinario alla cattedra
di diritto processuale civile dell'università di Urbino; se è esatto
che, in ordine al decreto del Capo del Governo del 17 novembre 1932,
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 21 dicembre 1932, n. 293,
per partecipare a tale concorso il professor Enriques Enzo (non
ancora Agnoletti), in aggiunta ai requisiti prescritti per
l'ammissione ai concorsi pubblici, ha dovuto esibire l'iscrizione al
Partito Nazionale Fascista;
per conoscere i motivi per i quali, con atto della Corte di appello
di Firenze del 23 febbraio 1939, il professor Enriques Enzo veniva
adottato dalla signora Maria Domenica Agnoletti.
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