I fascisti mandavano a letto alcuni
italiani. Il centrosinistra ce li manda tutti.
E all'ora delle galline
I provvedimenti più importanti
sono quelli che incidono autoritariamente sulle più recenti
abitudini, considerate come una conquista sociale dell'era
democratica. Tra queste la gita domenicale. Un quarto di secolo di
sviluppo economico asservito alla guida e agli interessi
dell'industria automobilistica, del cemento e dei petrolieri, ha
prodotto profonde e in parte criticabili deformazioni del costume,
nell'assetto produttivo, nell'indirizzo dei consumi. Ma è
altrettanto vero che, proprio su queste deformazioni, in cui rientra
il lenocinio consumistico, SI È FONDATO ANCHE IL SUCCESSO DEL
SISTEMA E LE VALVOLE DI SFOGO CONNESSE ALLE MASSE CHE IN ESSO SI
SONO INTEGRATE.
* * *
Dicono (eravamo in fasce) che i fascisti mandassero a letto alcuni
italiani. Questo «regime» ce li mancia tutti. E all'ora delle
galline.
Colpa degli sceicchi?
Dobbiamo risparmiare petrolio. Ma il governo, su tale assunto, non
fornisce, né dati, né chiarimenti. Perché tace agli Italiani che, su
120 milioni di tonnellate di greggio importato, il provvedimento
«mai la domenica» inciderà, si e no, con un risparmio di tre milioni
di tonnellate di carburante? Un risparmio risibile in relazione ai
danni che scatena.
Dodici milioni di automobilisti messi a piedi la domenica. Si
applaude dalla stampa del regime. I comunisti, malgrado qualche
strillo, collaborano.
Tutta colpa degli sceicchi?
E l'imprevidenza (per non dire di peggio) governativa? Che dire del
«blocco» all'ENEL nei suoi programmi di sviluppo?
Il Sud non ha più energia. Stabilimenti come l'Italsider di Taranto,
l'Alfasud, gli impianti di Terni, hanno dovuto interrompere, più
volte, il lavoro, per mancanza di energia.
Le centrali dell'ENEL, in costruzione, bloccate. Per volontà
comunista. L'esempio di Piombino è illuminante.
Di questa imprevidenza paghiamo tutti le conseguenze. Come per il
colera, la guerra della benzina, coglie tutti impreparati.
Le soluzioni adottate: offensive. Sono soluzioni che non tengono
conto dei nuovi problemi che creano: il dissesto in migliaia di
aziende turistiche, guai per lo spettacolo, disastro per l'industria
automobilistica, specie quella, tipicamente italiana, delle auto
veloci.
Le libertà individuali stracciate. Dalle adunate del sabato fascista
alla clausura forzata della triste domenica di centro sinistra.
Siamo davanti ad una manifestazione di libidine di potere che
sconfina nel raptus totalitario.
Ma allora, perché tanti disagi, in cambio di risparmi così poco
rilevanti di energia? Ripetiamo: perché il Governo tace che sul
consumo globale di petrolio, la benzina, per uso automobilistico,
incide per meno del 13%?
A cosa si punta?
Le spese degli italiani per il «fine settimana» sono valutate in
venti miliardi per domenica, mille miliardi abbondanti l'anno.
Dove vogliono dirottare questi mille miliardi?
In depositi bancari, o in buoni del tesoro?
A quale fine?
Forse per tamponare le falle della finanza pubblica, il dissesto
dello Stato e delle pubbliche amministrazioni? Forse per pagare il
costo sociale dell'assenteismo?
E, per scremare e dissipare altri migliaia di miliardi nel Pozzo di
San Patrizio della finanza pubblica, si massacra il turismo,
industrie fiorenti, le stesse libertà individuali degli italiani?
Dove si vuole arrivare? Al disastro totale?
E perché?
Forse perché il cucchiaio «comunista» ci possa definitivamente
raccogliere?
È un interrogativo al quale deve rispondere la DC.
La trama nera
Si è chiesto ai Ministri di
Grazia e Giustizia e dell'Interno di sapere se sono a conoscenza che
il procuratore della Repubblica di Padova, pur giustamente e
volgarmente colpito nei suoi sentimenti più cari dalla pubblicazione
di un libello attribuito ad estremisti di varia estrazione, si è
gettato, a parere dell'interrogante con troppa leggerezza, nella
vicenda della cosiddetta «trama nera» della "rosa dei venti", anche
se sono comprensibilissimi i motivi umani di rivalsa verso chi
ritiene, anche indirettamente, gli autori di un attacco così
spietato e così ingiusto alla sua persona.
Per sapere, pur comprendendo della vicenda tutto l'aspetto umano che
ha sconvolto la vita del magistrato, come sia possibile, da parte di
una procura, dare dignità di prove (facendo spendere allo Stato
l'ira di Dio in traduzione di detenuti da un luogo all'altro, in
sopraluoghi, in incontri di vertice fra procuratori di più province,
ecc.) alle dichiarazioni di un Porta Casucci Giampaolo che si crede
essere il Fuhrer, tanto da elargire (nel 1973!) attestati di
benemerenza e conferimento di medaglie al valore a firma del capo
della Germania nazista, del Duce del fascismo, del maresciallo
Rodolfo Graziarti, documenti che, falsificati dal Porta Casucci,
circolano nella zona a piene mani;
per sapere se sono a conoscenza che uno di questi documenti,
fabbricati dal Porta Casucci, è di questo tenore, il tutto stampato
in caratteri gotici:
«1945. Ordine militare dei Soldati dell'Onore. Il combattente "tal
dei tali" ha diritto di fregiarsi della Croce argentea. Registro
n....
Roma 29 marzo 1972/ XXVII del martirio. Per autentica».
(Seguono una serie di timbri);
per sapere se sono a conoscenza che il Porta Casucci, per avvalorare
l'autenticità di questi documenti, elargiti a poveri sprovveduti
della zona, li fa partire dalla Svizzera, inventando che provengono
dalla Croce rossa internazionale;
per sapere se sono a conoscenza che il Porta Casucci, con la più
imperturbabile faccia tosta dichiara di avere messo fuori
combattimento (tutto solo!), sul fronte di Cassino, 43 carri armati
americani; di avere inabissato (tutto solo!) tre navi da guerra
inglesi e, per questi atti, di essere stato decorato dal Fuhrer in
persona, quando è a tutti noto che il Giampaolo Porta Casucci non ha
mai fatto un giorno il soldato, in quanto riformato per debolezza
costituzionale; e quindi si chiede come sia stato possibile che su
altre fantasiose dichiarazioni di un tale personaggio, mettere
sottosopra l'Italia, mobilitare stampa, televisione, polizia,
carabinieri, SID;
per sapere se sono a conoscenza che il Porta Casucci ha professato
l'intero arco delle idee politiche, da quella comunista e anarchica
a quella fascista; che ha subito processi vari, dall'omicidio
colposo all'assegno a ruoto, al furto aggravato e continuato; che è
stato confidente della polizia quando era iscritto alla sezione di
Agliana (Pistola) del PCI; che afferma di essere stato aggredito per
motivi politici quando poi si trattava di vicende riguardanti la
nipote del prete; che, amico e ospite del sindaco socialista di
Ortonovo (La Spezia), impallina (così, per scherzo dice lui!) la di
lui moglie che chinata in giardino stava togliendo l'erba da un
cespuglio di rose; si chiede come sia possibile che l'intera procura
di Padova dia ascolto, sconvolgendo l'Italia con notizie così
allarmanti e amplificate dalla radio e dalla televisione, ad un
simile personaggio;
si chiede come sia possibile e ammissibile che fra il procuratore
della Repubblica di Padova e il Porta Casucci, presenti i
giornalisti, si svolgano dialoghi di questo tipo:
il Porta Casucci rivolto al procuratore: «Lei è un autentico
gentiluomo di antico stampo, un vero amico»; il procuratore rivolto
al Porta Casucci «Dottore, lei avrà la gratitudine dell'intera
nazione»;
per sapere se intendano, rispettando, per carità, tutti i diritti
che provengono dall'essere la magistratura un corpo autonomo, far
presente ai protagonisti togati della vicenda che, sì il Porta
Casucci potrà avere la gratitudine dell'intera nazione, ma che
esiste anche il pericolo, dato il personaggio, che la credibilità
nelle istituzioni, cosa molto importante, ne esca da questa vicenda,
incrinata; e che, soprattutto, non è consentito, pur grande sia il
caso personale per cui si offre, rischiare di ridicolizzare l'intero
apparato protettivo dello Stato, mobilitato e messo in allarme da un
mitomane e da un cacciaballe senza precedenti.
I congiurati
della "rosa dei venti" sono cinque
(ne mancano mille)
Strano che questi aspiranti
restauratori della Repubblica di Salò contassero di far tante cose,
con mille uomini soli, tali essendone risultati, leggiamo, ai loro
ordini. Come possono mille uomini soli ammazzarne
milleseicentodiciotto (il Capo dello Stato compreso), marciare su
Padova, conquistarla e di lì muovere alla conquista di tutta Italia?
Ancora più strano è che non si conosca l'elenco dei mille. Come mai
si è trovato l'elenco dei milleseicentodiciotto ammazzandi,
diligentemente compilato, e non c'era l'elenco dei mille
ammazzatori? Come informarli dell'ora «X»? Ma noi aspettiamo,
fiduciosi nella opera della nostra solerte magistratura. Prima o poi
l'elenco degli ammazzatori verrà fuori. Contentiamoci che già cinque
di loro siano in galera. Gli altri novecentonovantacinque li
raggiungeranno.
Ma,
allora, perché?
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Il
ducetto GIUSEPPE NICCOLAI protetto dagli industriali,
pagato e imbottigliato dal "barone nero" ostini, padrone
dell'acqua d'uliveto, si è piccato di parlare a pisa
CASCASSE IL MONDO SU UN FICO IL FASCISTA NICCOLAI A PISA
NON PARLERÀ!
Venerdì, ore 16 tutti in piazza Garibaldi |
Ve ne ricordate? 5 Maggio
1972. Una città assediata. Avevano deciso che un parlamentare,
cascasse pure il mondo, non avrebbe parlato, a chiusura della
campagna elettorale, nella sua Città che l'aveva eletto, e che aveva
il diritto di ascoltarlo per giudicare del suo operato.
Uno scontro lungamente preparato, scrisse "la Nazione".
Perché? Quali le giustificazioni?
Niccolai: un torturatore di partigiani, un assassino, un boia. Lo
scontro, disperatamente voluto, accadde. Alla fine, fra il fumo
delle Molotov, dei candelotti lacrimogeni, un povero giovane venne
raccattato morente sulla strada: Franco Serantini. Il morto:
l'avevano cercato. Disperatamente. L'avevano avuto. E, dal maggio
1972, la speculazione, su quel povero morto, si è sfrenata: Franco
Serantini è caduto perché un boia parlasse.
19 Novembre 1973: ecco il processo, ecco l'occasione perché quel
«boia» paghi, definitivamente, la sua protervia di voler esercitare,
da quel pulpito, in quel 5 Maggio 1972, il diritto per il quale, a
quanto ci dicono, caddero tanti italiani: il diritto ad esprimere il
proprio pensiero.
"Lotta Continua": a tutti, non a lui, espressione di un, «passato» e
di un «presente» da condannare, senza mezzi termini. E sono stati
chiamati in Tribunale, è stata loro concessa con ampia facoltà di
prova, l'occasione per confermare, solennemente, quella tesi.
Ahimè, quella conferma non c'è stata. I rivoluzionari di "Lotta
Continua" hanno dichiarato (udite! udite!) che «né il passato, né il
presente dell'on. Niccolai è in discussione»; che, assolutamente,
quando gli davano del boia si riferivano a lui.
Ed allora? Quel povero morto che significato ha?
Le commemorazioni che senso hanno se, candidamente, messi alla
stretta, si dichiara che le ragioni, per le quali una intera Città
fu messa in stato d'assedio, altro non erano che un pretesto per
scatenare violenza per la violenza?
Povero Franco Serantini!
Quando i... rivoluzionari si accingevano a prendere la penna per
firmare il documento, con il quale sconfessavano le loro motivazioni
cosiddette «ideali», una giovane donna molto piacente, al di là
delle transenne del Tribunale, ha gridato: «non firmate!».
Hanno firmato. È proprio vero: spesso, in questa Italia, i coglioni
ce l'hanno le donne, solo le donne. |