Seduta del 18 gennaio 1972
NICCOLAI GIUSEPPE - Al Presidente
del Consiglio dei ministri - Per sapere se sia esatto che la cronaca, così
minuziosa e così falsa e così intimidatoria, nel titolo e nel contenuto, de "II
Corriere della Sera" del giorno 11 ottobre 1971, in relazione al comizio
dell'oratore Almirante in Milano, è stata curata personalmente dal suo
direttore, il professor Giovanni Spadolini.
Per sapere se sia esatto che tale «compito» gli è stato fermamente commissionato
da una parte del personale dell'azienda, personale che ha poi sfilato con il
corteo antifascista «sotto il labaro della sezione dell'ANPI del Corriere della
Sera», così come lo stesso direttore scrive.
Per sapere se sia esatto che il direttore de "Il Corriere della Sera", professor
Giovanni Spadolini, ha dovuto soggiacere a questo perentorio «ordine» sotto la
minaccia di rendere noti i suoi trascorsi «repubblichini», quando, dalle colonne
di "Civiltà Italica", in Firenze nel 1943-44, insieme a Giovanni Gentile,
incitava i giovani, che accorrevano sotto le insegne della RSI, a battersi
contro l'invasore anglo-americano e le «demoplutocrazie», espressione dell'oro
contro il sangue dei popoli poveri.
Per sapere cosa intenda fare per tutelare, nell'ambito dell'azienda de "Il
Corriere della Sera", la libertà di pensiero del suo direttore, il professor
Giovanni Spadolini.
(4-19863)
Risposta - Non risulta che il
direttore del quotidiano "II Corriere della Sera" abbia subito pressioni per
pubblicare sul predetto giornale la cronaca delle manifestazioni politiche,
svoltesi il giorno 11 ottobre 1971 a Milano.
Il Sottosegretario di Stato: Antoniozzi
Seduta del 18 gennaio 1972
NICCOLAI GIUSEPPE - Ai Ministri
dell'interno e di grazia e giustizia - Per conoscere i motivi per i quali né
l'amministrazione carceraria né quella dell'ospedale civile di Volterra (Pisa),
vogliono rilasciare ai familiari la documentazione della morte di Lidoro
Fanciulli avvenuta, in Volterra, nel 1945.
(4-20178)
Risposta - In data 16 febbraio
1971 Taverni Concetta presentò alla direzione delle carceri di Volterra una
istanza intesa ad ottenere copia di tutti gli atti sanitari giacenti presso
l'archivio dell'istituto predetto, relativi al defunto suo marito, ex detenuto
politico Fanciulli Lidoro, asserendo che tali atti erano necessari per la
definizione di una pratica pensionistica. Tale istanza fu trasmessa a questo
Ministero che, con nota del 19 successivo, comunicò alla istante, tramite la
direzione delle carceri di Volterra, che i certificati avrebbero potuto essere
rilasciati soltanto se richiesti direttamente dall'ente pensionistico: ciò in
quanto gli atti inerenti agli accertamenti sanitari, che si compiono nel corso
della detenzione, sono sempre destinati ad uso interno dell'amministrazione e,
solo in linea di eccezione, può rilasciarsene copia a chi offra valide garanzie
circa il buon uso che di tali documenti verrà fatto.
Va aggiunto che di tutto ciò fu verbalmente informato, presso questo Ministero,
anche un incaricato della signor Taverni, al quale vennero mostrati gli atti in
questione, precisando che, per rendere più sollecita la pratica, l'ente
pensionistico avrebbe potuto rivolgere direttamente a questo Ministero la
richiesta della documentazione cui la Taverni era interessata. Sta di fatto che
tale richiesta non è ancora pervenuta.
Si informa, infine, che non risulta che l'amministrazione dell'ospedale civile
di Volterra sia stata interessata al rilascio di detta documentazione.
Il Sottosegretario di Stato per la grazia e la giustizia: Pellicani
Seduta del 18 gennaio 1972
NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro
della difesa - Per conoscere i motivi per cui si è respinta l'istanza di
dispensa dal servizio militare, presentata prima alla capitaneria di porto di
Livorno poi al Ministero difesa-marina, di Pietro Antonio Perelli, coniugato con
prole.
(4-20179)
Risposta - II giovane Pietro
Antonio Perelli non ha potuto fruire del beneficio della dispensa dalla ferma di
leva previsto in favore degli ammogliati con prole, in quanto dagli accertamenti
disposti è risultato che, con la partenza alle armi del sunnominato, il nucleo
familiare dello stesso -sia per il reddito della moglie, impiegata all'INA, sia
per quello della famiglia originaria- non sarebbe rimasto privo dei necessari
mezzi di sostentamento.
Il Ministro: Tanassi
Seduta del 18 gennaio 1972
NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro
della difesa - Per conoscere i motivi per cui non si dispensa dal servizio
militare il fante Pasquali Mario del 152° reggimento fanteria CAR di Macomer
(Nuoro).
Per sapere se sia a conoscenza che la famiglia del Pasquali Mario versa nelle
seguenti condizioni:
madre, vedova, ammalata;
la nonna, completamente cieca;
la moglie casalinga, priva di qualsiasi mezzo economico per il suo mantenimento.
Per sapere se sia a conoscenza che la presenza del Pasquali Mario è condizione
essenziale, grazie al suo salario di operaio chimico, perché la sua famiglia
possa vivere.
(4-20199)
Risposta - Da accertamenti
effettuati non risulta che in favore del militare Mario Pasquali sia stata
presentata alcuna domanda di dispensa dalla ferma di leva.
Tale domanda, come precisato nel manifesto di chiamata alle armi, avrebbe dovuto
essere prodotta dalla madre del giovane all'ufficio militare di leva competente
non oltre il 10° giorno successivo all'affissione del manifesto stesso.
Il Pasquali, appena raggiunto il 152° reggimento fanteria CAR, ha tuttavia
avanzato istanza intesa ad ottenere l'invio in licenza illimitata in attesa di
congedo.
Nelle more dell'istruttoria della predetta istanza, si è disposto affinchè là
recluta, al termine del periodo di addestramento, sia assegnato al terzo
reggimento artiglieria in Pisa, per avvicinamento alla famiglia.
Il Ministro: Tanassi
Seduta del 18 gennaio 1972
NICCOLAI GIUSEPPE - Al Presidente
del Consiglio dei ministri - Per sapere se sia esatto che i signori Aldo Crespi,
Mario Crespi Morbio, Antonio Leonardi, le signore Giulia Maria Crespi Mozzoni e
Elvira Boueur Leonardi (Biki in alta moda), cioè l'intera proprietà de "Il
Corriere della Sera", si accingerebbero a compiere, in particolare sull'onda del
«sinistrismo» di Giulia Maria Crespi, la donna che in casa del "Corriere" detta
legge, un gesto di alto significato morale, cioè quello di restituire la
proprietà de "Il Corriere della Sera" agli eredi Albertini, e ciò per due
motivi, il primo per celebrare degnamente il centenario di Luigi Albertini, il
secondo per lavare dal frontone di Casa Crespi la macchia di aver «cacciato»
(così come scrive Spadolini sul "Corriere" del 4 novembre 1971), in
collaborazione a Roberto Farinacci, dalla direzione e dalla proprietà del
giornale e ricorrendo a mezzi che si rifacevano alla sola forza bruta del
denaro, «il grande direttore, erede dell'Italia liberale», Luigi Albertini.
Per sapere se sia esatto che questo gesto, di così alto significato espiatorio
oltre che umano e politico, è maturato nell'animo di donna Giulia Maria Crespi,
attraverso una lunga, tormentata crisi di coscienza; crisi di coscienza
germogliata nei lunghi conversari, che spesso assumevano il sapore di vere e
proprie confessioni d'anima, con Camilla Cederna, Eugenio Scalfari, Ripa di
Meana Vittorio e Caracciolo Carlo.
Per sapere se sia esatto che donna Giulia Maria Crespi, come folgorata dalle
vicende del processo Pinelli, tanto da dare alla sua vita una svolta così
«radicale», ha voluto essere informata, anche nei minimi particolari, come venne
sciolta nel novembre 1925 la società in accomandita semplice Luigi Albertini,
con quali cavilli giuridici i Crespi ottennero lo scioglimento anticipato della
società, estromettendo Luigi Albertini dal giornale, che, proprio in quei
giorni, subiva diffide e sequestri.
Per sapere se sia esatto che donna Giulia Crespi tiene sul comodino il
comunicato, scritto il 28 novembre 1925 da Luigi Albertini, dal titolo
«Commiato» e che così si apre:
«La domanda di scioglimento della società proprietaria del Corriere della Sera
intimatami dai fratelli Crespi porta al mio distacco da questo giornale. Avrei
avuto il diritto in sede di liquidazione di entrare in gara con essi per
l'acquisto dell'azienda; ma era il mio un diritto teorico che in pratica non
potevo esercitare. Non potevo esercitarlo, sia perché mi mancavano i mezzi per
vincere nella gara i fratelli Crespi, possessori della maggioranza delle quote
sociali, sia perché, quand'anche fossi riuscito a vincerli, la mia vittoria
sarebbe stata frustrata dalla minacciata sospensione del Corriere. Abbiamo
dovuto dunque, mio fratello ed io, rassegnarci alle conseguenze dell'intimazione
dei signori Crespi, cedere loro le nostre quote e rinunziare alla gerenza ed
alla direzione di questo giornale»;
per sapere se risponda a verità che il ritorno de "Il Corriere della Sera" nelle
legittime mani degli eredi Albertini avverrà, per espresso volere di donna
Giulia Maria Crespi, il 28 novembre 1971, il giorno in cui, nel lontano 1925,
gli Albertini lasciavano "II Corriere della Sera";
per sapere se sia esatto che donna Giulia Crespi, nel testimoniare con un atto
concreto il suo antifascismo, chiederà agli eredi Albertini una sola cosa «tutta
spirituale», cioè che "II Corriere della Sera", dal 28 novembre 1971 in poi,
porti sotto la testata le parole: «quotidiano democratico, popolare,
antifascista».
(4-20345)
Risposta - Non risulta che il 28
novembre 1971 si sia verificata alcuna delle ipotesi avanzate.
Il Sottosegretario di Stato: Antoniozzi
Seduta del 18 gennaio 1972
NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro
dei trasporti e dell'aviazione civile - Per sapere i motivi per i quali il
giornale "l'Avanti!" pubblica la notizia che le ferrovie dello Stato hanno
commissionato ai cantieri di Riva Trigoso due navi traghetto.
Per sapere, dato che dalla prosa del giornale "l'Avanti!" non si riesce a capire
bene come stiano le cose, se il prezzo dei due traghetti è di 2 miliardi e mezzo
complessivamente, oppure ogni traghetto viene a costare 2 miliardi e mezzo.
(4-20704)
Risposta - A seguito di
autorizzazione accordata con decreto ministeriale del 10 settembre 1971, n.
11996, l'Azienda delle ferrovie dello Stato ha commissionato, in data 20
settembre 1971, alla ditta Cantieri navali del Tirreno e riuniti di Genova la
fornitura di due navi-traghetto bidirezionali da destinare al trasporto di
automezzi pesanti attraverso lo Stretto di Messina.
Il prezzo di ciascuna di dette unità, la cui consegna è contrattualmente
prevista rispettivamente per il giugno ed il novembre 1973, ammonta a 2.250
milioni di lire.
Il Ministro: Viglianesi