Interrogazioni con risposta scritta - Anno 1971

Seduta del 5 aprile 1971

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro dell'interno - Per sapere se sia a conoscenza di quanto pubblicato dal giornale "La Nazione" del 15 dicembre 1970 dove, riferendo di una manifestazione indetta dal gruppo "Lotta continua" in Pisa, viene riportato quanto segue: «... durante il percorso sono stati gridati i consueti slogans ed altri che, richiamandosi all'attentato di un anno fa in Milano, nella Banca Nazionale dell'Agricoltura, ne attribuivano la precisa responsabilità al Presidente Saragat».
Per sapere se sia esatto che, da un pezzo a questa parte, sui muri di Pisa, compaiano scritte come «Saragat assassino».
Per sapere quali provvedimenti abbiano preso, in merito, le autorità competenti.
(4-15333)

Risposta - La mattina del 14 dicembre 1970, a Pisa, ha avuto luogo una manifestazione di protesta indetta dal movimento "Lotta continua" per gli incidenti verificatisi a Milano nella ricorrenza della data dei noti attentati dinamitardi del 12 dicembre 1969. Nell'occasione ha avuto luogo un corteo non autorizzato con la partecipazione di circa cinquecento persone che hanno percorso le vie del centro cittadino recante cartelli e scandendo slogans di protesta.
La manifestazione, controllata dalle forze di polizia, si è svolta senza incidenti e senza rilevanti turbamenti della vita cittadina.
Nel quadro dell'azione preparatoria della manifestazione va inquadrata la comparsa, avvenuta nelle notti immediatamente precedenti alla manifestazione, di scritte murali o sul piano stradale, alcune delle quali consistenti anche in frasi oltraggiose all'indirizzo del Presidente della Repubblica.
La locale questura ha inviato, sui fatti, un dettagliato rapporto all'autorità giudiziaria denunciando 16 elementi quali promotori della manifestazione.


Il Ministro: Restivo

 

 


 

Seduta del 5 aprile 1971


NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro di grazia e giustizia - Per conoscere quali siano state le conclusioni della vertenza giudiziaria fra il comune di Lignano Sabbiadoro (Udine) e l'ingegnere Zannier Attilio.
(4-15714)

Risposta - Secondo le notizie fornite, in merito al contenuto della interrogazione, dal Presidente della corte di appello di Trieste, risulta che il 31 marzo 1970 il presidente del tribunale di Udine emise decreto ingiuntivo per l'importo di lire 30.015.915 a favore dell'ingegner Attilio Zannier, il quale vantava tale credito dal comune di Lignano Sabbiadoro per prestazioni professionali rese al comune stesso.
Il comune ha fatto opposizione al decreto e, instauratosi il giudizio, il giudice istruttore, con ordinanza 25 gennaio 1971, ha disposto la cancellazione della causa dal ruolo a norma dell'articolo 309 del codice di procedura civile (mancata comparizione delle parti all'udienza).


Il Sottosegretario di Stato: Pellicani

 

 



 

Seduta dell'11 ottobre 1971

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro della difesa - Per sapere se sia a conoscenza del fatto che la ditta Lupi di Roma, incaricata della manutenzione elettrica degli impianti del CAMEN di San Pietro a Grado (Pisa), è protagonista di episodi, all'interno del centro, di malversazione del denaro pubblico, della cui documentazione l'interrogante è in possesso.
(4-18610)

Risposta - Le normali ispezioni amministrative e specifici controlli saltuariamente effettuati non hanno accertato alcuna irregolarità nei rapporti fra il CAMEN e la ditta AMI, di cui è titolare il signor Lupi Giampiero.


Il Ministro: Tanassi

 



 

Seduta dell'11 ottobre 1971

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Presidente del Consiglio dei ministri - Per sapere se sia esatto che l'avvocato Mancusi di Livorno, già nominato revisore dei conti dell'ospedale di Livorno dall'allora ministro del tesoro, è stato nominato commissario della Gioventù italiana.

Per sapere se sia esatto che fra i meriti per i quali il Mancusi viene chiamalo alla nuova carica, figura quello che è nativo di Potenza.

(4-18622)

 

Risposta - Nessun provvedimento è stato, finora, adottato in ordine alla nomina del commissario della gioventù italiana, in sostituzione del deputato Merli.


Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Antoniozzi

 

 

 


Seduta dell'11 ottobre 1971


NICCOLAI GIUSEPPE - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della difesa e dell'interno - Per conoscere i motivi per cui le varie amministrazioni dello Stato non hanno ancora provveduto all'assunzione del personale già dipendente del SETAP, personale che praticamente è privo di ogni cosa, dall'assistenza sanitaria al pur minimo salario.

(4-18728)

 

Risposta - L'articolo 2 della legge 9 marzo 1971, n. 98, concernente le provvidenze per il personale dipendente da organismi militari operanti sul territorio nazionale nell'ambito della Comunità atlantica prevede che una apposita commissione deliberi il formale inquadramento del personale interessato entro 120 giorni dalla data di ricezione della domanda. Stabilisce, inoltre, che il personale inquadrato venga assegnato alle singole amministrazioni statali con decreto del Presidente del Consiglio di concerto col ministro del tesoro, sentite le amministrazioni interessate.

La predetta commissione sta esaminando le domande sinora pervenute -che sono circa 1.500- e terminerà i propri lavori nel termini prescritti. Nel contempo si stanno raccogliendo e coordinando le richieste di assegnazione a mano a mano che pervengono dai vari ministeri, al fine di poter successivamente procedere con ogni sollecitudine alla definitiva assunzione degli aventi diritto.


Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri: Antoniozzi
 

 

 


 

Seduta dell'11 ottobre 1971

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro dell'interno - Per sapere quali provvedimenti siano stati presi nei riguardi del personale del treno AT 409 in partenza da Cecina per Volterra (Livorno) alle ore 13,10, personale che il giorno 23 luglio 1971 strappava la locandina del periodico "Il Machiavelli" esposta nella vicina rivendita di giornali.
(4-19094)

Risposta - II 24 luglio 1971, il segretario della sezione di Cecina del MSI denunziava alla locale tenenza dei carabinieri che il giorno precedente, alle ore 13, il capo treno del convoglio ferroviario AT 409, in partenza per Volterra, aveva lacerato la locandina del periodico "II Machiavelli" esposta nella rivendita di giornali presso quello scalo ferroviario.
Il 18 agosto successivo, la tenenza dell'arma trasmetteva la denuncia al pretore di Cecina con i risultati degli accertamenti compiuti ai fini dell'identificazione del personale addetto al treno.


Il Ministro: Restivo

 

 


 

Seduta del 15 novembre 1971

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro di grazia e giustizia - Per sapere i motivi per i quali la città di Roma, capitale d'Italia, debba vantare il peggior carcere (quello di Regina Coeli), in senso assoluto, d'Italia, anche se quelli di Torino, Milano, Genova, Volterra, Firenze, Napoli, Palermo non brillano certo per efficienza.
Per sapere se sia a conoscenza del fatto che la stessa struttura del carcere, da dove si esce non certo redenti ma definitivamente destinati alla malavita e alla ribellione, favorisce quella che è l'industrializzazione del detenuto, industrializzazione che, per tradizione, è pilotata dalla città appaltatrice che, dal «bugliolo» al piatto di pasta, condiziona la vita del recluso, e quello che è peggio, della sua famiglia.
Per sapere se sia a conoscenza del fatto che certi viveri di conforto non possono, attraverso le famiglie del recluso, entrare a Regina Coeli perché «quei» viveri, se si desiderano, debbono essere acquistati dalla ditta appaltatrice delle forniture del carcere.
Per sapere se sia esatto che lo Stato passa a detenuto circa 700 lire al giorno, ma che il pasto quotidiano fornito al recluso a Regina Coeli, si aggira su un valore di 200 lire.
Per sapere per quale «miracolo» la popolazione carceraria presente a Regina Coeli è stabilizzata, per cui «tanti escono, tanti entrano», con matematica precisione.
Per sapere se sia a conoscenza del fatto che a Regina Coeli si sta chiusi ventitre ore su ventiquattro, spesso in celle da tre posti, tre metri per due, un forno d'estate, una cella frigorifera d'inverno, senza acqua, e dove i propri bisogni corporali si scaricano davanti a tutti, scuola questa non certo di redenzione ma di abbrutimento, di disperazione, dì rabbia.
Per sapere se sia esatto che a Regina Coeli quando il detenuto lamenta qualcosa, chiede di parlare, è colpito da improvvisa malattia, non per colpa del personale, ma per seguire una prassi non certo civile, passano anche quattro giorni prima di essere ascoltati, ed è facile immaginare quale sia il destino di chi, detenuto, è colpito, tanto per fare un esempio, da infarto.
Per sapere se sia esatto che su 1.100 presenze a Regina Coeli, solo poche unità hanno condanne definitive, mentre la grandissima maggioranza, per non dire la quasi totalità, è in attesa di processo.
Per sapere se sia a conoscenza del fatto che soprattutto i giovani, anche se intenzionati a riscattarsi, venendo a contatto con questo ambiente, finiscono, come in una vera e propria scuola di delinquenza, per imparare tutto quello che poi li perderà: come si ruba un'auto, si borseggia il cittadino, come si apre una cassaforte.
Per sapere se sia a conoscenza del fatto che il personale di custodia, che desidererebbe sapere qualcosa di più, per collaborare al riscatto umano del detenuto, è invece tenuto in una avvilente condizione, con turni di lavoro massacranti, con disposizioni da applicare spesso assurde per non dire tiranniche, con retribuzioni scarse, per cui più che la funzione dell'educatore vengono ad assumere, agli occhi dei reclusi e delle loro famiglie, quella del guardiano e basta.
Per sapere cosa intenda fare, con urgenza, perché le carceri italiane, anche sull'esperienza per tanti versi positiva delle colonie penali all'aperto, vengano riformate nelle strutture murarie e più che nelle strutture della mentalità e nei modi di conduzione, prima che diventino focolai di ribellione violenta, veicolo sempre di infezione per l'intero corpo della società italiana.
(4-19195)

Risposta - Si deve rilevare, anzitutto, che è in discussione alla Camera dei deputati, dopo l'approvazione da parte del Senato della Repubblica, il nuovo ordinamento penitenziario, che il Governo ha voluto proporre per rendere le nostre carceri idonee a soddisfare il precetto costituzionale della rieducazione e del reinserimento sociale dei condannati.
Tale nuovo ordinamento, che accoglie le istanze dei più illuminati penitenziaristi, servirà, infatti, ad ovviare ai difetti ed alle disfunzioni dell'attuale disciplina penitenziaria, ed a conferire alla vita carceraria un volto veramente umano, quale si conviene ad un paese civile.
Comunque gli inconvenienti segnalati nella interrogazione riguardo al funzionamento del carcere giudiziario di Regina Coeli in Roma, non trovano esatta corrispondenza nella reale situazione dell'istituto, anche se esso non possa certo annoverarsi dal punto di vista sia dell'edilizia sia del trattamento penitenziario, tra gli istituti più moderni ed efficienti d'Italia.
Ciò è dovuto al fatto che in questi anni nessun intervento sostanziale è stato operato in tale complesse carcerario, giacché, come è noto, era in corso di realizzazione il nuovo istituto di Roma-Rebibbia, che di recente è stato consegnato a questa Amministrazione nella sua quasi totalità. Tale ultima circostanza ha già consentito d'operare un primo, sia pure modesto, trasferimento di detenuti nel nuovo stabilimento e permetterà di trasferirvi in futuro, con gradualità, i detenuti ristretti nelle carceri di Regina Coeli.
Si deve tuttavia rilevare che l'attuale popolazione detenuta in questo ultimo istituto è in progressivo aumento, tant'è vero che le presenze medie -già oscillanti nello scorso mese di marzo intorno alle 1.000 unità- ammontano oggi a circa 1.300 unità, nonostante si provveda a correggere lo squilibrio fra «entrati ed usciti» oltre che con l'allontanamento dei condannati definitivi, anche con quello di molti appellanti o ricorrenti.
I detenuti che non lavorano fruiscono di tre ore al giorno di aria e non di una come si afferma nella interrogazione. È da considerare, inoltre, che circa il 35 per cento dei detenuti è impegnato nelle attività lavorative organizzate dell'istituto e che il 13 per cento frequenta le scuole carcerarie, per cui i detenuti così occupati restano fuori della propria cella per un periodo di tempo che va dalle sei alle otto ore al giorno. Per quanto riguarda i servizi igienici e l'acqua corrente nelle celle, le relative apparecchiature saranno installate entro breve tempo, non appena cioè verrà perfezionata la pratica amministrativa, che prevede una spesa dì 75 milioni.
I detenuti che chiedono di essere sentiti, sono sempre chiamati immediatamente dal personale. In ogni caso, i tre vice direttori dell'istituto ascoltano in udienza ogni giorno tutti indistintamente e senza ritardo coloro che ne fanno richiesta. Se trattasi, invece, di malessere, anche il più lieve, il medico di guardia, che presta servizio nell'istituto 24 ore su 24 ed è, quindi, presente notte e giorno, interviene subito per le cure del caso e, se necessario, per il ricovero al locale centro clinico o in luogo, esterno di cura.
È vero che la quasi totalità dei detenuti presenti nel carcere di Regina Coeli è in attesa di processo di primo o di secondo grado, ma non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di un carcere giudiziario che deve accogliere, di norma, soltanto detenuti imputati in attesa di giudizio.
Lo sfollamento delle carceri di Regina Coeli è già stato iniziato, come sopra s'è accennato, secondo le linee di un programma prestabilito, ed attualmente si sta provvedendo alla organizzazione del trasferimento di un secondo gruppo di detenuti (circa 500), che sarà attuato non appena i locali in cui dovranno essere alloggiati saranno dotati del minimo arredamento necessario.
Per quanto poi attiene ai rapporti tra la amministrazione e l'impresa che gestisce in appalto le forniture alle carceri di Regina Coeli di cui si fa cenno nella interrogazione, si precisa che tali rapporti sono disciplinati da un contratto tipo (unico per tutti gli istituti d'Italia, ma con diarie diverse a seconda del tipo e dell'importanza dell'istituto) e dalle altre condizioni fissate nel capitolato d'oneri approvato con decreto ministeriale 7 maggio 1955.
In tali atti sono specificati tutti gli oneri gravanti sulla impresa, alla quale è fatto obbligo di provvedere alla preparazione e somministrazione del vitto (fissato in apposite tabelle dietetiche, nonché all'espletamento di numerosi altri servizi quali ad esempio la provvista di tutto di materiale per la preparazione, distribuzione e consumazione del vitto (stoviglie, posaterie, ecc); corresponsione di mercedi ai detenuti addetti ai servizi domestici; lavatura e rattoppo della biancheria personale dei detenuti e del materiale di casermaggio; provvista di mezzi per la pulizia personale dei detenuti, (bagno settimanale, barba e capelli), bagni al personale di custodia accasermato, pulizia e nettezza di tutti i locali dell'istituto; manutenzione e riparazione di tutti gli impianti (elettrico, idrico, gas, forni, lavanderia, bagni, frigoriferi, cucine, ecc); provvista di mezzi per i servizi religiosi dell'istituto; disinfezione, disinfestazione e derattizzazione periodica d tutti i locali dell'istituto; fornitura di materiale di cancelleria per gli uffici e della carta da lettere di detenuti; consumi energia elettrica per il funzionamento di servizi a carico di impresa.
Per l'espletamento di tutti gli anzidetti servizi, l'impresa del mantenimento dei detenuti nelle carceri di Regina Coeli percepisce una diaria giornaliera lorda di lire 537,93 (e non lire 700 come si afferma nell'interrogazione) dalla quale vanno detratti i normali oneri fiscali (IGE, ecc).
Circa poi il valore attribuito al vitto giornaliero dei detenuti, questo Ministero, che ha operato i necessari calcoli al riguardo, ritiene impossibile che la tabella vittuaria stabilita per i detenuti sani adulti possa essere valutata a lire 220 al giorno, secondo quanto indicato nella interrogazione.
Riguardo, poi alla posizione del personale di custodia, si rende noto che i militari del Corpo agenti carcerari sono assoggettati, per quanto si riferisce agli obblighi di servizio, alle norme del regolamento 30 dicembre 1937, n. 2584, ed alle disposizioni che vengono impartite di volta in volta per regolare determinati servizi.
Il trattamento economico è, invece, previsto dalle leggi in vigore per tutti i dipendenti dello Stato.
Per quanto si riferisce ai particolari compiti degli agenti di custodia nel campo delle rieducazione e dell'emenda del detenuto, si osserva che la materia forma oggetto di preciso insegnamento nelle scuole per allievi nei corsi per l'abilitazione, al grado di vicebrigadiere, ed infine nei corsi di aggiornamento e perfezionamento per sottufficiali e guardie. E a tal proposito si informa, altresì che dal decorso mese di settembre, ha avuto inizio presso la Casa di lavoro di Lonate Pozzolo un primo corso di preparazione alle nuove tecniche di trattamento del detenuto Group Counseling, al quale partecipano anche gli agenti di custodia.
Da ultimo, al fine di realizzare entro breve termine un organico programma che consenta di sostituire il vetusto ed inadeguato patrimonio edilizio dell'amministrazione penitenziaria, questo Ministero, di concerto con quello dei lavori pubblici ed altri dicasteri, ha predisposto uno schema di disegno di legge per lo stanziamento di 100 miliardi di lire, ripartiti in sei esercizi finanziari (1971-1976) da destinarsi alla costruzione e al completamento di nuovi stabilimenti di pena.
Tale disegno di legge è attualmente all'esame del Parlamento (atto 3466, Camera dei deputati).
Si aggiunge, infine, che con l'attuazione dell'aumento dell'organico del corpo degli agenti di custodia previsto dalla legge 4 agosto 1971, n. 607, potrà ottenersi un sensibile miglioramento della situazione di servizio di detto personale.


Il Sottosegretario di Stato: Pellicani

 

 


 

Seduta del 15 novembre 1971

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro delle finanze - Per conoscere i motivi per i quali non sia stato ancora definito il riordinamento della carriera del personale della Direzione generale delle tasse e delle imposte indirette sugli affari, sicché il Sindacato autonomo tasse (SAT) si è visto costretto a proclamare lo stato di agitazione della categoria minacciando, come riferiscono fonti di stampa (vedi ampiamente su "Il Fiorino" del 26 settembre 1971), di ricorrere ad azioni di sciopero e ad altre forme di pressione sindacale.
(4-19642)

Risposta - Per una migliore comprensione del quadro segnalato, occorre avere presente che le norme delegate recentemente entrate in vigore, subordinano il riordinamento delle carriere da esse previsto alla preventiva determinazione delle nuove piante organiche e delle denominazioni delle nuove qualifiche impiegatizie.
È stato quindi necessario emanare un apposito provvedimento a tale scopo, cosa a cui l'amministrazione ha tempestivamente provveduto con decreto del 15 gennaio di questo anno, registrato però alla Corte dei conti solo verso la fine del luglio 1971.
Nel corso di detta registrazione ed in attuazione di quanto stabilito dall'articolo 133 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1077, del 1970, sono stati predisposti gli inquadramenti del personale delle varie carriere nelle nuove qualifiche, disponendosi con carattere di priorità in ordine ai soli effetti giuridici del provvedimento e con riserva di procedere in separata sede anche alla sistemazione economica delle singole posizioni.
Preme sottolineare a tale proposito che la soluzione prescelta ha reso possibile alla amministrazione di far luogo entro il 30 luglio scorso all'effettuazione di scrutini, in base ai quali oltre quattromila impiegati appartenenti alle carriere di concetto, esecutive ed ausiliarie hanno potuto conseguire la promozione alla qualifica superiore.
È ora già in corso il nuovo provvedimento con il quale viene regolarizzata anche agli effetti economici la posizione di tutti coloro che hanno ottenuto nella prima fase operativa l'inquadramento ai soli effetti giuridici.
Si segnala però che la regolarizzazione della posizione del personale ex combattente e categorie assimilate seguirà quella delle altre categorie impiegatizie non comprese nell'ambito agevolativo della legge 24 maggio 1970, n. 336, la cui applicazione è stata notevolmente ritardata a causa di dubbi interpretativi che hanno richiesto l'emanazione di apposite norme, rese operanti con la recente legge 9 ottobre 1971, n. 824.


Il Ministro: Preti

 


 

Seduta del 15 novembre 1971

 

NICCOLAI GIUSEPPE - Al Ministro delle poste e delle telecomunicazioni - Per conoscere i motivi per cui la Mariotti Berta, dipendente delle poste di Pisa, è stata improvvisamente dimessa dal lavoro, che svolgeva lodevolmente, e sostituita con altra impiegata, anche essa temporanea.
(4-19868)

Risposta - La signorina Mariotti Berta era stata assunta presso la direzione provinciale delle poste di Pisa, quale impiegata straordinaria per un periodo di 90 giorni, trascorso il quale è stata dimessa dal servizio, come prescritto tassativamente dalla legge 14 dicembre 1965, n. 1376, che autorizza appunto questo Ministero a ricorrere a tale tipo di assunzioni temporanee per fronteggiare le eccezionali esigenze degli uffici postali e della Azienda di Stato per i servizi telefonici nelle ricorrenze delle feste natalizie e pasquali e durante i mesi estivi.


Il Ministro: Bosco

 

 

Ringraziamo il ricercatore Andrea Biscàro - http://www.ricercando.info - e la Camera dei Deputati

per averci dato la possibilità di pubblicare queste interrogazioni