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Fini: «Mi rendo scomodo a tutti»

Beppe Niccolai

 

«Mi rendo scomodò a tutti». Così Fini. Così il Segretario nazionale. Mi ricordo che, in un Comitato centrale di qualche tempo fa, gli dissi che molto del suo «successo» sarebbe dipeso dal far sì che si mettesse l'inferno in bocca e nei propositi. Contro chiunque, soprattutto contro chi, dicendosi suo amico, poi, nei fatti, nei comportamenti, lo contraddiceva.

Sta accadendo così? Io me lo auguro, ma la prova deve ancora del tutto compiersi. E, come tutte le prove, ahimé, dato che le idee camminano con le scarpe degli uomini, avverrà su tale terreno, il terreno degli uomini.

C'è da svecchiare e non parlo solo in riferimento a chi intenderebbe continuare a fare il parlamentare oltre gli ottanta anni; mi riferisco anche a molti giovani che si dimostrano a quaranta anni, per voglia smodata di arrivare, più vecchi degli ottantenni. A Ferrara, tanto per fare un esempio (che delusione, caro Balboni!) si mettono sotto commissariamento Sezioni che, politicamente, cioè nei fatti, lavorano. E se ne trovano i pretesti più risibili, come quello di Cento, dove uno dei due consiglieri comunali è stato deferito alla Disciplinare, colpevole di aver dato vita ad una vignetta satirica contro gli avversari politici, considerata questa, da parte della Federazione di Ferrara, lesiva all'esterno dell'immagine del MSI, perché così non si affronta l'altro; quando poi arriva, nelle case di tutti noi, il "Nuovo Corriere Padano", mensile diretto da Alberto Balboni; dove si spiega che gli avversari si possono combattere anche con l'ironia, e se ne riporta il successo che un volantino satirico ha avuto fra la gente, a firma dello stesso Balboni. Sono casi che, ahimé, avvelenano la vita di periferia, attardano il MSI su posizioni personalistiche, portano danno all'immagine corale del partito, non fanno certo fare passi avanti a chi di questi fatti si fa promotore perché vuole «arrivare», azzerando tutto ciò che gli fa ombra.

In tale modo non si «arriva», ma si torna indietro. Come il boccaccesco episodio di cui ci è giunta notizia fino in casa, avvenuto all'interno del Gruppo regionale in Friuli Venezia Giulia. Non tanta la meraviglia che la stampa abbia potuto parlarne nei più minuti particolari, non è l'episodio in sé che desta allarme, quanto la lotta di potere (il potere in casa nostra, pensate!) che quell'episodio fa trasparire nel triangolo Pordenone, Udine, Trieste, dove ci si accusa, a vicenda, di avere dato alla stampa, onde far le scarpe al proprio interlocutore interno, le notizie. Direte: fenomeni di futuri assestamenti elettorali. Ma sono assestamenti che si traducono in perdita di credibilità generale.

Direte che la opposizione non è priva di simili addebiti, ed è vero. E basterebbe citare il caso di Verona, dove i «continuatori della tradizione» hanno applaudito il rientro nel partito di chi il Nume tutelare dello stesso aveva pesantemente offeso, e ciò nel silenzio della opposizione, tacitata a sua volta con un altro rientro in Roma di un camerata che aveva sbattuto la porta. Spettacoli non salutari.

Direte ancora: episodi marginali. Può essere, ma sono un sintomo generale di rilassatezza che non fa ben sperare in ordine a quella tenuta morale del partito, per cui il MSI è diverso dagli altri.

Se a tutto ciò si aggiunge l’operazione dell'usato parlamentare in Europa, i casi di Caserta (una Federazione rigogliosa completamente distrutta), di Reggio Calabria, di Napoli, di Palermo, della stessa Federazione della Versilia squassata da questioni morali, lotte personali e di setta; di Federazioni che vivono solo sulla carta, ecco perché quel «mi sto rendendo scomodo a tutti», se inteso a risanare definitivamente l'ambiente, con tagli chirurgici salutari, è di buon auspicio, anzi va invocato.

Inferno in bocca e nei comportamenti, Segretario.

Senza guardare in faccia a nessuno. Senza sentirsi prigioniero di maggioranze o opposizioni. Anche i più cari amici, se sbagliano, devono rendere conto. E non ci sarà camerata che dinanzi ai salutari esempi, comunque sia collocato, potrà alzare il dito per obiettare. Sia, dunque, benedetto quel «mi rendo scomodo a tutti». Ne attendiamo, con speranza, le conferme.

Giuseppe Niccolai