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dicembre 1970: la notte che bruciarono il pajone a Borghese"
7
dicembre 1970:
la notte che bruciarono il "pajone" a Borghese
(memorie di un golpista)
Angelo Faccia
[...]
Almirante...
Lo ricordo, nei primissimi tempi della fondazione del MSI: era di
una povertà che lo onorava, ed invece morì ricchissimo, e non
certamente per aver risparmiato sui pur lauti stipendi da
deputato... Chi avrebbe mai detto che quello smilzo uomo dal viso di
asceta, fascistissimo giornalista del "Tevere", avrebbe giurato
fedeltà al governo badoglio per occupare il "posto" nella redazione
dei bollettini radio dopo aver garantito al Ministro Rocco sul suo
"antifascismo"...? E che poi avrebbe giurato fedeltà alla RSI, ma da
un comodo ufficio del Ministero della Cultura Popolare, lasciando
poi solo, al suo tragico destino, al momento del crollo della RSI,
il suo diretto superiore Mezzasoma, mentre lui si metteva al
sicuro...?
Almirante è figlio d'arte, conosce, perché l'ha nel sangue, l'arte
della recitazione, e "ammalia", con la sua arte, folle di nostalgici
che vogliono "piangere" sul loro perduto passato; "addomestica" i
suoi più diretti collaboratori distribuendo incarichi e seggi in
cambio di una cieca obbedienza al "padre-padrone" dell'MSI, e quando
per la prima volta i suoi scodinzolanti cagnolini abbozzeranno un
tentativo di "contestazione" verso il loro padrone, li umiliò
ritirandosi... non sull'Aventino ma nel suo lussuosissimo attico di
Via Quattro Fontane mandandogli una lettera: «O mi date i
chiarimenti e le assicurazioni che chiedo o io resto in casa. Siete
tutti corrosi e intrisi di malcostume. Vergognatevi!».
Rubo le parole a quel
galantuomo di Beppe Niccolai, coscienza critica del MSI, morto di
crepacuore per soffrire dello sfascio morale, prima che politico,
del mondo umano a cui aveva dedicato tutte le sue energie di uomo
colto, intelligente, onesto, preparato, per descrivere il
comportamento degli "uomini del Segretario" quando ricevettero la
lettera di cui sopra: «... quel correre, quel precipitarsi nel taxi
nella tema di restare a terra. Guai a non essere presenti nello
splendido attico di Via Quattro Fontane, guai a non essere presenti
all'implorazione: siamo peccatori, perdonaci, torna, torna tra noi,
Giorgio! E la rampogna rivolta a tutto il Comitato Centrale, quando
il Capo si degnò di tornare in mezzo a noi: siete disonesti!» .
Mai nessun politico "mezza calzetta" del MSI osò contraddire i piani
e i maneggi del "padre-padrone" Almirante.
Uomini come Augusto De
Marsanich, Giorgio Pini, Beppe Niccolai, Valerio Borghese, non sono
degli scodinzolanti cagnolini al seguito della "Corte" di Almirante:
sono Uomini di carattere, oltre che preparati, e sanno che Almirante
è un «artista prestato alla politica», che «bluffa».
De Marsanich si ritirerà nell'ombra, discreto, com'è nel suo stile,
ma sdegnato; Giorgio Pini si dimetterà;
Beppe Niccolai non abbandona
il MSI, ma morirà di crepacuore, e Valerio Borghese... Il suo
"Fronte Nazionale" è una spina nel fianco di Almirante...
Miceli avrà il suo seggio in Parlamento, Delle Chiaie avrà la
garanzia che uscirà illeso da tutte le accuse, Orlandini arriverà in
Spagna e subito cercherà di acquistare delle grandi tenute in
Cataluha...
Almirante salda i suoi debiti...
[...]
Angelo Faccia
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