tabularasa", n° 1 - 15 Febbraio 1990
Non
è importante ...
Non è importante la vita.
Importante è ciò che si fa della vita.
Beppe Niccolai
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"Dove sono le radici
dello Stato italiano?"
«Dove sono le radici dello
Stato italiano? Nel suo passato di Nazione, nella comune lingua e nelle
comuni tradizioni e memorie? No, sono nella Nato e nell’alleanza
atlantica che fondano lo Stato: lo Stato italiano finisce così ad avere
le sue radici fuori di sé»
Beppe Niccolai
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"Non fuori della
storia ma dentro la storia"
«Con il 1945, con piazzale
Loreto, la vena letteraria in senso lato, dei nuovi scrittori si
esaurisce. Deserto. Nel libro di Nino Tripodi, “Intellettuali sotto due
bandiere”, è riportata una frase significativa del pittore comunista
Renato Guttuso: «la cosa strana è che le cose migliori che abbiamo
prodotto le abbiamo fatte sotto il fascismo, sotto M perché sia
Vittorini con “Conversazioni in Sicilia”, sia Luchino Visconti con
“Ossessione”, sia io con la “Crocifissione” abbiamo dato il meglio di
noi sotto il fascismo». Ma perché, italiani? Perché nella decrepita
società italiana del primo dopoguerra, M, aggregando e contrapponendo
per forza di idee gli uomini vivi, rimette in moto il sangue, la vita
della storia. Fascisti e antifascisti si dividono, si fronteggiano, si
scontrano, ma creano. Non fuori della storia ma dentro la storia. La
fine di M è la fine delle speranze, per tutti, comunque la si pensi.
Proiettati fuori della storia, rassegnazione è la nostra bandiera»
Beppe Niccolai
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"Principi a cui resto
fedele"
«Sono
politicamente un nullatenente. Non ho alcuno strumento di pressione che
possa piegare alla bontà delle mie tesi l'opinione pubblica. Non sono in
grado di distribuire nemmeno il più insignificante posticino. Io posso
solo invocare chiarezza, parlare con lealtà, appellarmi al cuore e
all'animo dei miei concittadini».
Beppe Niccolai
Da "il Machiavelli" numero 4 - anno XXII -
Aprile 1975
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Quando la memoria è
dispersa ...
«Quando la memoria è dispersa, gli individui non si sentono più legati fra loro,
perché fra loro non c’è più nulla in comune. E la società muore. Ce la faremo?
Occorre, comunque, pensare che quando il tempo a venire si stupirà delle nostre
disfatte, i nostri bisnipoti sappiano che «alcuni» rifiutarono di gettare le
armi e di alzare le braccia. Lottarono»…
Beppe Niccolai
da "Donne Socialiste Nazionali" - "la nostra
memoria"
http://donnesocialistenazionali.wordpress.com/la-nostra-memoria/
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Questa Italia ...
«Questa Italia non ci piace e forse neppure ci appartiene, ma è pur sempre la
nostra madre e la dobbiamo amare comunque, anche se è diventata una prostituta»
Beppe Niccolai
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Lui
Mussolini nel giudizio di mille personaggi internazionali",
E.R.G.A., Genova, 1984
Mussolini
«Pretendere di costruire
dimenticando e diffamando Mussolini è parso, a 37 anni dalla sua morte, più che
un assurdo storico un errore fatale. Per andare avanti occorre prima capire
Mussolini altrimenti tutto ristagna.
Ed ecco la fioritura di studi
intorno alla sua persona e alla sua vicenda. E non c'è solo studio: c'è passione
storica che investe soprattutto coloro che di Mussolini si sono detti avversari
di sempre.
Certo è che il destino italiano,
la dignità italiana sono legali -piaccia o no- al nome di Mussolini.
II prestigio che l'Italia aveva
nel ventennio mussoliniano riacquistato in tutto il mondo, resta un fatto
moderno di indiscutibile importanza. Accanto alle nostre vetuste e
intramontabili glorie da museo, l'essere intervenuti da protagonisti nella
storia mondiale della prima metà del secolo XX finirà un giorno per renderci più
di quello che finora ci è costato.
II vanto di avere affrontato per
primi il problema comunista, dì averlo temporaneamente risolto in casa nostra e
di aver tenuto duro sul piano internazionale sino a che altri, più forti di noi,
capissero quale pericolo stava minacciando le basi stesse del vivere civile e si
decidessero ad assumere la guida della resistenza anti-bolscevica, appartiene
all'Italia».
Beppe Niccolai
(1982)
*
* inviato da
Andrea Biscàro (TO)
http://www.ricercando.info
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"L’Eco della
Versilia", n° 1 Anno XIX 28 Febbraio 1990
Denunciare
(...) Denunciare i nemici mortali che sono dentro di noi: la
partitocrazia che genera professionismo politico contro la militanza; la casta
contro l’impegno morale; la burocratizzazione; la corte e i cortigiani; la
tendenza a ridurre il partito periferico ad un rete di piazzisti del voto, e che
conduce ad una selezione verticistica della classe dirigente secondo le
fedeltà, non alle linee ideali, ma alle persone che hanno il potere.
Beppe Niccolai
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"L’Eco della
Versilia", n° 7-8-9 Anno XIX 31 Dicembre 1990
I
dibattiti
(...) I dibattiti hanno un senso se riescono a creare
"inquietudine"; se lasciano un segno "dentro"; se riescono a
far pensare. Se sono accademici, se scorrono lungo il filo della retorica,
possono sorprendere, ubriacare, lì per lì, ma non fanno maturare, non fanno
crescere. Solo il dibattito inquieto, crea, suscita, provoca la voglia di
parlare, di chiarire, di confrontarsi. Diventa sangue, diventa rapporto umano,
diventa amicizia se si concorda, rispetto se si è in disaccordo. Ma si diventa
tutti migliori. Perchè? Perchè ci si è misurati sul pensiero e la vera
dignità dell’uomo, consiste nel pensare. Quindi la prima regola è di
portarsi fuori dagli «steccati», dalle varie caserme che ci siamo un po’
tutti date, avendo come nemici il conformismo, il burocraticismo, l’assistenzialismo.
Non è vero che siamo in una società pluralistica perchè ci sono tanti
partiti. Non è vero: il sistema è un tutto unico. È come una piovra. Ci sono
i tentacoli, ma la testa è unica. Sentire e praticare il gusto di parlarsi.
Fino in fondo. Con sincerità
Beppe Niccolai
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"L’Eco della Versilia",
n° 1 Anno XX 15 Febbraio 1991
Come
servire l'Italia?
(...) Come servire l’Italia? Con quale scelta immediata?
Quale strategia? Ci siamo sforzati di uscire dal proprio amoreggiato microcosmo?
Per affrontare una serie di obiettivi concreti da risolvere? Le soluzioni che ci
stavano a cuore: abbiamo tentato la tessitura di convergenze per vederle
realizzate? Quando saltano su gli interrogativi: che fare? Quando gli equilibri,
per il mutare delle circostanze, saltano, mutano, si ha la lacerazione, se l’ambiente
non è più abituato a ragionare in termini politici. Quale la possibile
espansione? E come? Domande mai fatte.
Beppe Niccolai
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"L’Eco della
Versilia", n° 5 Anno XVIII 15 Luglio 1989
Essere e
rendersi capaci ...
(...) Essere e rendersi capaci, con il disegno culturale, di
cui dovremo dotarci, di costruire politica, puntando a mettere in movimento
forze capaci, a loro volta, di modificare le situazioni, di produrre
cambiamenti, a nostro favore, e nell’interesse del popolo italiano.
Beppe Niccolai
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"L’Eco della
Versilia", n° 5 Anno XVIII 15 Luglio 1989
Siamo
«oltre» ...
(...) Siamo «oltre», si afferma, siamo l'«unica
opposizione», siamo «l’alternativa al sistema». Ma nei comportamenti, nei
fatti, nella simbologia, siamo «destra». Una destra, bisogna dírlo che, per
volontà di tutti (destra prudente e plaudente) che ha avuto dentro la più alta
percentuale di massoni e di uomini dei Servizi; rischiando di annoverare nelle
sue file Michele Sindona. Abbiamo, nel momento più acuto dei nostro smarrimento
culturale e della nostra emarginazione nella opinione pubblica, in contemporanea
al miglior successo nel Palazzo (il 1972 che piace tanto agli amici di
"Destra in Movimento"), abbiamo, dicevo, allungato il nostro nome MSI,
MSI-DN, MSI-DN-Costituente di destra, perdendo via via di significanza. Il che
faceva dire ad Adriano Romualdi, alla domanda perché la contestazione aveva
finito per incanalarsí sui binari dei marxismo, «perché dall'altra parte non
esiste più nulla, c'è una destra fossilizzata nelle trincee di retroguardia
del patriottismo borghese, incapace di agitare il grande mito di domani, il mito
dell'Europa; una destra seppellita sotto un cumulo di qualunquismo borghese.
Beppe Niccolai
XV Congresso Nazionale MSI, Sorrento 10 - 13 dicembre 1987
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"L’Eco della
Versilia", n° 6 Anno XX 31 Ottobre 1991
... a
destra della DC ...
(... ) Mettersi alla destra della DC, è consentire, alla DC,
di chiamarsi lei, popolare.
Beppe Niccolai
Spoleto 1 Ottobre 1988
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"tabularasa", n° 1
Anno 3 , 31 gennaio 1994
Chi,
come noi, crede ...
Chi, come noi, crede davvero che la fedeltà e la coerenza
siano virtù inderogabili, non consiglierebbe mai ad un fascista di rinunciare
ad esserlo; magari per la fragile ragione che l’antifascismo sta scomparendo.
Dimenticando la propria provenienza dal fascismo e dall’antifascismo,
non nasce un’Italia migliore, ma nasce un’Italia smemorata che smette di
odiare perchè ha smesso d’amare; ci si abbraccia all’avversario di ieri non
per «conversione», ma per stanchezza.
Beppe Niccolai
(dai suoi appunti)
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"il
Pungolo", Anno III, n 1 (ottobre-novembre 2006)
Trasgressione
«Ci vuole la forza della TRASGRESSIONE che è in tutta la nostra storia»
Beppe Niccolai
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"Avanguardia", n° 55
Gennaio 1990
La perestrojka
(...) La perestrojka missina richiede l’inferno. Nelle
parole. Soprattutto nei comportamenti e nelle
decisioni.
Beppe Niccolai
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"Campobase 98",
"Il manifesto di Campobase"
Lingue
morte
«Qual è il progetto
culturale che ci aiuta ad apprendere, con il pensiero, il nostro tempo?
È possibile riconvertire le nostre radici nel nostro tempo, riportare il nostro
tempo alle nostre radici?
È possibile davanti allo stacco generazionale, alle scissioni di mentalità in
atto, far sì che il tempo che viviamo, il tempo del post-moderno, possa
recepire radici e modelli antichi?
Non si rischia, non rispondendo, di non comprenderci più, di non intenderci
più, di parlare lingue morte?»
Beppe Niccolai
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