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"L’Eco della Versilia", n° 5 Anno XVII - 31 Maggio 1988

«Livorno. Per quanto accadde a Livorno prima di tutto mi sia consentito ringraziare il collega Niccolai, presente in questa aula, che mi ha salvato la pelle con la sua freddezza. Non posso ringraziare Lei, Signor Ministro dell'Interno, né le autorità da Lei dipendenti, né in particolare il Signor Questore ...»

(Giorgio Almirante, Camera dei Deputati, seduta antimeridiana del 2 luglio 1970 sulla situazione dell'ordine pubblico, Atti parlamentari anno 1970, V Legislatura, volume XX, pagina 18899).

Arrivederci, Giorgio al prossimo Comitato Centrale

Beppe Niccolai

Giorgio Almirante. Ci siamo voluti bene. Visceralmente. Ci siamo scontrati. Visceralmente. E sarei ingiusto, mi farei schifo, dinanzi a lui ora, se affermassi che, per il tempo che mi resta da vivere, cessa con lui ogni polemica.

Sarebbe per lui un'offesa, lui che ha sempre amato il palcoscenico, da calcare, non da guitto, ma da protagonista.

I miei amici, per ricordarlo, penseranno bene di inondarlo di ogni elogio. Non ci sarà parola alata e adomata che non troveranno, per santificarlo. Io non voglio santificarlo. Voglio tenerlo vivo, davanti a me; e con lui voglio continuare a polemizzare, così come ho fatto ieri.

So, con certezza, che questo (la pensino come vogliono coloro che gli sono stati vicini nei tempi facili e dolci del suo successo) gli piacerà. Immensamente. Si sentirà vivo, polemico, aspro, duro; come lo è stato quando, scontrandoci, ci siamo feriti tutti e due nel profondo. E su ciò che tutti e due amiamo, oltre ogni dire: l’Italia. Il diverso modo di servirla, questo ci ha fatti scontrare. Ci fa scontrare.

Perché considerare ormai tutto passato?

Almirante resta in mezzo a noi come punto irriducibile di riferimento. E con lui c'è da fare ancora i conti.

Io non lo commemoro; io lo voglio «vivo», come è «vivo», perché, nella contrapposizione, mi identifica, perché nei suoi atti positivi, nei suoi errori, nelle sue generosità, nelle sue cadute vistosissime, tutti noi ci siamo formati. E non è certo con dei manifesti e delle parole che possiamo passarlo nell’album dei ricordi sancendo la sua definitiva dipartita.

Arrivederci, dunque, Giorgio! Così, come ai bei tempi, quando di Te mi piaceva la trasgressione, lo stare contro vento, lo stare con i perdenti!

«Mi danno del cinico, vedi Beppe, e non sanno che io, davanti ad un sorriso di donna, mi innamoro... Subito».

In una giornata assolata, sul mare della Versilia, dopo una tempestosa riunione nella ribelle Federazione missina di Massa Carrara. Trentasette anni fa. Ricordi?

Arrivederci, Giorgio, al prossimo Comitato Centrale!

Beppe Niccolai

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