L'ADDIO
"Proposta", Anno IV, n° 5, settembre - ottobre 1989 Niente «addio», quindi È morto a Pisa, chiudendo così un periodo di grande sofferenza fisica e psicologica, Beppe Niccolai. Quando è giunta la notizia della morte avevamo già licenziato per la stampa la rivista, dedicando l'editoriale proprio a lui in questa, tormentata fase di vigilia congressuale. Abbiamo discusso in redazione se riscrivere la pagina, magari rievocando l'indimenticabile amico. Poi abbiamo tutti convenuto che Beppe va ricordato così, come fosse vivo, con tutta la carica delle passioni, delle polemiche, delle contraddizioni che hanno segnato la sua vita. Quando morì Almirante scatenò una polemica sui giornali. Ed a chi gli obiettò la inopportunità delle sottolineature polemiche nell'ora del lutto, replicò che la vera morte per un uomo politico interviene quando di lui si parla con il rispetto ipocrita che si ha per gli assenti, per coloro che non contano più niente. Beppe -per quello che rappresenta per l'intero nostro mondo- è destinato a restare presente, in mezzo a noi. Il suo messaggio è fresco, è lievito di idee e di azione. Niente «addio» quindi. Si va avanti, lucidi e determinati, soprattutto in quest'ora carica di difficoltà e di pericoli. È il suo insegnamento al quale resteremo fedeli
* * * Caro Beppe, ho scolpito nell'anima lo sguardo con il quale ci accompagnavi, da dietro la grande vetrata d'ingresso dell'ospedale di Massa, mentre io ed Altero Matteoli montavamo in macchina per tornarcene a Pisa. Abbiamo trascorso insieme qualche ora: quasi senza parlare, per evitarti di rimarcare la difficoltà di espressione che oggi ti affligge. Nei lunghi anni del nostro rapporto da te ho appreso che il dissenso ed il consenso si esprimono sempre e con il tono giusto della voce. A Massa ho compreso ed interpretato i tuoi silenzi, ma senza grande faticate -te lo assicuro - perché sono forti come il tuo pensiero, densi di significato e di ammonimenti. I rapporti fra gli uomini che esercitano la politica sono sempre rappresentati in una cornice di opportunismi, di intese che si costruiscono e si scompongono nell'ottica degli interessi e degli egoismi. In verità queste cose accadono ed è inutile far finta di non saperlo. Ma accade anche altro: che cioè la lotta comune, i pericoli, le speranze, le delusioni, i successi siano vissuti da due uomini con tale sintonia di sentimenti da stabilire col tempo una base di amicizia e di stima tanto solida da resistere a tutte le intemperie della vita ed alle tempeste della politica. Con te, caro Beppe, a me è capitato proprio così. Io ero un ragazzo e tu già un personaggio quando ci ritrovammo sullo stesso fronte in una tempestosa riunione di direzione nazionale presieduta da Arturo Michelini. Da allora ci siamo intesi sempre, anche quando tu eri da una parte ed io dall'altra. Anche quando in piena estate abbiamo polemizzato sulle colonne del "Secolo". Ed intendersi non significa pensare e dire le stesse cose, piuttosto voler raggiungere gli stessi obiettivi finali. È stato facile perciò, naturale, ritrovarsi quando si è trattato di gestire le successioni, il cambiamento della classe dirigente, la definizione degli obiettivi. Una ricerca compiuta insieme tuffandoci a testa bassa nella mischia, ma senza mai rinchiuderci in presunte fortezze a difendere verità acquisite per sempre. Perché per noi la politica è un continuo divenire e vince chi sa interpretare o governare il nuovo, non chi si arrocca a conservare il vecchio. Fra qualche giorno, come sai, noi di "Proposta" ci riuniremo a Todi. L'avevamo deciso tutti insieme di fare il punto della situazione, di verificare le nostre tesi, di aggiornarle alla luce degli eventi intervenuti. Per la prima volta non ci sarai ed io ti scrivo proprio perché si è determinata questa circostanza, che tutti ci auguriamo sia presto e definitivamente superata, e che tuttavia incide sulla fase preparatoria del congresso. A Todi, caro Beppe, ci andiamo per confermare la nostra specificità, la originalità di una posizione che porta il tuo segno e della quale il partito -a parer nostro- ha ancora bisogno. Al MSI noi abbiamo dato il contributo di un comportamento non ricorrente: l'affermazione delle idee senza mai degradare nel culto della loro personalizzazione. Al momento delle responsabilità ce le siamo assunte tutte e direttamente, innamorati delle idee quanto è utile per non diventare succubi dei ruoli personali. E per questa ragione che fummo di accordo nel valutare che, per far vincere il primo e fondamentale aspetto della nostra azione, bisognava ridurre la tensione nei rapporti interpersonali. Anzi noi pensavamo che in un rinnovato clima di amicizia, di solidarietà, di buona fede poteva diventare più celere il processo di rinnovamento, al quale avevamo impresso una poderosa spinta. Il nostro dovere lo abbiamo compiuto, pronti a fare altri passi in avanti per abbattere tutte le barricate, per smobilitare gruppi e correnti e costruire una unità vera, che riassuma nella iniziativa politica quotidiana le tendenze che è bene non perdano la caratterizzazione della diversità, perché è così che il dibattito che precede le decisioni è ricco di contenuti propositivi. Non so quanti abbiano fatto come noi o anche di più, ma è certo che questo spirito non è proprio trionfante nel partito e c'è chi pensa di dover celebrare un congresso dove dovrebbero magicamente verificarsi eventi che molti auspicano, taluni osteggiano e -questo è il colmo- i protagonisti smentiscono. È il colmo perché significa che dovremmo andare al congresso in uno stato di confusione, senza dire per tempo ai delegati la verità, senza preparare responsabilmente l'operazione che sembra auspicata, puntando sulla emotività degli abbracci dell'ultima ora invece che sulla maturazione degli intendimenti. Questo è un gioco che non ci piace, che -posso dirlo con forza- non ti piace. Noi non vogliamo un congresso truccato. Ma, perché ciò accada, è necessario che le carte siano scoperte adesso. Altrimenti non costruiamo una immagine nuova e forte del partito (e tutti sappiamo quanto ne abbia bisogno alla vigilia della terribile prova amministrativa che l'attende); ne accreditiamo una ancora rissosa e frammentata, costretta a ricomporsi soltanto per uno stato di necessità finale. Ancora una volta ci attribuiamo un chiaro ruolo politico ed a Todi andiamo per scoprire le nostre carte ed aprire il gioco della verità. Saranno carte scritte con chiarezza, che tutti potranno leggere ed interpretare, che conterranno anche il tuo pensiero e la tua volontà. Forza Beppe, vogliamo anche la tua presenza. Devi vincere quest'altra durissima prova. Noi ti siamo accanto con tutto il calore che meriti e che siamo capaci di offrirti. Un abbraccio per conto di tutti. Domenico Mennitti |